Mike di Andrew Norriss

Mike di Andrew Norriss

Mike di Andrew Norriss è un perfetto esempio di come la letteratura che nasce per ragazzi, possa dare moltissimo anche agli adulti.

Se gli albi illustrati sono infatti una forma letteraria  a sé che, come altre forme artistiche ed espressive, possono incontrare una varietà di pubblico ampia, la narrativa per ragazzi vive una stratificazione particolare.

La buona narrativa per ragazzi, come più volte ricorda Aidan Chambers, favorisce un’attivazione di empatia e di riconoscimento, mettendo in gioco l’universo emotivo.

Questo è fondamentale in un lettore e in un essere umano in formazione.

Ma per me è altrettanto importante veicolare alcuni libri che nascono per ragazzi anche al pubblico adulto.

Attivazione dell’empatia, riconoscimento, universo emotivo sono fondamentali anche per i passaggi di vita dell’età adulta.

Ampliamo il termine formazione ed estendiamolo, forse forzatamente, oltre i confini dell’adolescenza.

Estendiamolo al territorio dell’esperienza.

Esistono così libri per ragazzi che, se letti in momenti particolari della vita di un adulto, possono portare grandi benefici:

  • Riconoscimento
  • Conforto
  • Apertura alla speranza
  • Nuove prospettive

Ammetto che, dal punto di vista consolatorio (in fondo l’arte, la letteratura, la poesia, sanno fare soprattutto questo), nulla sa essere forte come i libri per ragazzi.

Mike di Andrew Norriss entra a pieno titolo nel novero di quei libri per ragazzi che possono dare enorme beneficio ad un adulto.

La trama di Mike di Andrew Norris è abbastanza semplice, eppure non ha nulla di prevedibile.

O almeno non più di quanto possa essere prevedibile la quotidianità:
Quella stessa quotidianità nella quale non siamo in grado di vedere oltre il nostro naso.

Mike di Andrew Norriss

Il protagonista di Mike…è Floyd.
Un quindicenne inglese dotato di un grande talento per il tennis.
Scoperto in giovane età dai genitori, costruttori di campi da tennis, da essi è stato allenato e sostenuto.
Lui ha sempre avuto spirito di sacrificio, attenzione, dedizione.
Il padre è stato un ottimo allenatore.

Ma un giorno, quando si stanno avvicinando i campionati in juniores e ormai il destino di Floyd è segnato (una carriera promettente come campione di tennis), il ragazzo inizia a vedere sugli spalti e poi direttamente in campo un giovane uomo con un cappotto nero e lo sguardo contrariato.

Non è un disturbatore qualunque: solo Floyd riesce a vedere Mike.

I genitori, consapevoli probabilmente di aver caricato troppo il ragazzo, lo portano dal dottor Pinner.

Il corpo subisce strappi, crampi, dolori muscolari.
Anche la mente, sotto pressione, subisce degli strappi.

Qui si nota già un grande elemento di forza della narrazione: ciò che noi leggiamo tra le righe, ciò che ci sembra palese, per Floyd non lo è affatto.

Mike è una proiezione della mente di Floyd.
Una proiezione che sta cercando di portare a galla qualcosa di troppo difficile da esprimere, ma che se non espresso genera un malessere.

Eppure Floyd non riesce a “vedere”.
E questo è ciò che accade a tutti, è il motivo per cui ci blocchiamo e abbiamo bisogno di aiuto.

Questo ricalca proprio un meccanismo riconoscibile ai più, ed è reso magistralmente attraverso la narrazione.

Una delle teorie del dottor pinner – ne aveva parecchie – era con che, con mike, floyd avesse in qualche modo aperto una porta a una parte della sua mente che la maggior parte di noi è raramente in grado di raggiungere.

Mike poteva essere nato come una semplice proiezione di un desiderio inconscio, affermò, ma da allora era diventato un mezzo tramite il quale floyd poteva accedere ad altre parti del suo inconscio, compresa quella parte che contiene la più profonda conoscenza intuitiva di chi siamo e di cosa dovremmo fare.

Nel famoso discorso di Steve Jobs, c’è un punto in cui si parla del cuore che sa dove vuole andare, dell’intuizione che mai va sottovalutata.

Mike di Andrew Norriss riporta l’attenzione su una parte più profonda di noi che là in fondo sa esattamente cosa è giusto per noi.

Una parte alla quale dobbiamo riunirci, che dobbiamo imparare a vedere, ad ascoltare, a capire.

Mike vuole far capire a Floyd se davvero quello che sta facendo va bene per lui.
Floyd si domanda allora che ne sarà della sua vita.
Ma Mike è in grado di mostrargli piccoli segnali nascosti nel profondo del suo essere che sono in grado di indicare la strada.

Mike di Andrew Norris è un romanzo che indica una strada fatta di riconnessione al sé e di fiducia.

Fiducia nella propria intuizione, che di suo è silenziosa  e che noi sovrastiamo con una miriade di parole e giudizi interiori.
E poi fiducia in ciò che può accadere e che è giusto che accada.

Quando si smette di forzare e di lottare, le cose vanno esattamente come devono andare.

Mike di Andrew Norris mostra esattamente questo: che se ci si mette in ascolto, le cose vanno come devono andare.

Tra difficoltà, smarrimento, incomprensione…e infine la sorpresa nel vedere come con naturalezza tutti i fili si sono annodati  nel modo giusto.

Mike di Andrew Norris è un romanzo che ha molti punti di forza per i lettori giovani

  • Lo darei a partire dagli 11 anni perché è semplice, ma lo darei anche e soprattutto alle superiori, per via di quella stratificazione di cui sopra.
  • E’ adatto anche a lettori non forti, perché è un romanzo agile, breve, scorrevole
  • La presenza del tennis è insieme un gancio per chi ama lo sport (il tennis viene raccontato nei suoi aspetti psicologici con grande maestria), ma non è nemmeno così invadente da escludere il pubblico che non vuole romanzi sportivi. Ha una misura ammirevole in tutta la sua costruzione.
  • E’ un romanzo furbo: seguendo lo sviluppo della vicenda e la presenza di Mike, vogliamo andare avanti per capire da che parte ci porta la matassa di fili che sembrano ingarbugliati.
  • Mike parla di orientamento: di ciò che gli altri vogliono da noi, di ciò che noi davvero vogliamo, di come allineare questi due lati di una stessa medaglia.

E però, Mike di Andrew Norriss, è ancora più indicato per l’adulto che non sa riconnettersi alla propria intuizione.

Floyd, a un certo punto, smette di vedere Mike. E’ convinto di aver risolto il problema, ma in un momento topico, durante un torneo, Mike compare al suo fianco e gli trattiene un braccio.
Floyd non muove più il braccio (un crampo? uno stiramento).
Un blocco del corpo riflette un blocco della mente.

Ecco che una narrazione di un blocco, su un bivio, su una direzione difficile da individuare e soprattutto da prendere, si fa universale.

Perché un altro punto fondamentale del romanzo è quello in cui Floyd, capita cosa non vuole fare, deve accettare una nuova immagine di sé stesso e, soprattutto, comunicarlo a chi gli sta intorno.

E’ o non è una difficoltà in cui è facile riconoscersi?

e a un certo punto, mentre erano seduti – floyd non riuscì mai a ricordarsi quando esattamente accadde – scoprì che qualcosa dentro di lui era cambiato.

era, disse in seguito al dottor pinner, come se avesse portato sulla schiena un carico molto pesante, portandolo con sé per così tanto tempo da non essere più consapevole della sua esistenza.

Leggi anche qui:

Tra libri e terapia: che aiuto posso dare

Mike
Andrew Norriss
Uovonero
traduzione di Sante Bandirali

 

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