l'incanto del buio

L’incanto del buio di Orecchio Acerbo

L’incanto del buio. Racconto di Natale di Orecchio Acerbo è un albo illustrato di Francesca Scotti e Claudia Palmarucci.

Dico subito una cosa impopolare.

Quel sottotitolo “racconto di Natale” può essere fuorviante.

Associarlo al Natale vuol dire relegare questo albo illustrato meraviglioso nel novero degli albi illustrati da tirare fuori a dicembre insieme ad addobbi, albero e presepe.

Invece.

L’incanto del buio. Racconto di Natale di Orecchio Acerbo NON è un albo illustrato natalizio.

A questo link è possibile sfogliare l’albo illustrato.

L’incanto del buio. Racconto di Natale di Orecchio Acerbo è un albo illustrato su sguardo e visione.

Visione, vedere e visualizzare e tutta la ricchezza di questo campo semantico è assai facile da trovare negli albi illustrati.

Ad esempio attraverso quella declinazione di sguardo che è il punto di vista. Ne parlavo qui.

Le tavole illustrate che compongono L’incanto del buio. Racconto di Natale di Orecchio Acerbo sono quasi tutte tavole a doppia pagina.
La narrazione a parole è scarna, essenziale, lascia spazio anche lei alla visualizzazione.

Eppure questo è uno di quei casi in cui narrazione per immagini e a parole si compenetrano come un ricamo perfetto.

Siamo in una casa, in un palazzo di una città, il giorno di un lungo pranzo di Natale (ma potrebbe essere un lungo pranzo domenicale italiano, potrebbe essere Pasqua, potrebbe essere un qualunque festeggiamento).

Come spesso accade in queste circostanze, gli adulti si attardano a lungo intorno alla tavola: le pietanze sono state servite per molte ore, sulla tovaglia sono sbucati amari, frutta secca, carte da gioco.

Nulla di più noioso per bambini e adolescenti, che infatti trovano sempre la maniera di sottrarsi a questo stillicidio.

Così fanno anche Giulia e Pietro che

Quando fuori è troppo freddo, oppure nevica o la pioggia cade che bagna anche i pesci, Giulia e Pietro giocano al Buio.

Quel “Al Buio” ha un doppio sognificato.
Da un lato vuol dire che si svolge proprio al buio, ma dall’altro è la natura stessa del gioco. Omettere la capacità di vedere con gli occhi è una parte fondamentale di questo gioco.

Il gioco del buio funziona così.
Prima raccolgono un po’ di cose tra quelle lasciate in giro o sistemate nei cassetti.
Poi sparpagliano tutto […] abbassano le tapparelle e chiudono la porta.
[…] Fanno cinque giravolte per perdere l’orientamento, poi, muovendosi a tentoni, cominciano le ricerche.

A quel punto Giulia e Pietro hanno solo le mani per riconoscere le fattezze e possono solo rifarsi a delle immagini mentali per riconoscere.

Ma non è così facile trasmettere ciò che un senso non abituato recepisce.

Ho trovato la chiave di un forziere.
O il dente di un animale preistorico
O forse una forchetta

Il dubbio, la fantasia, l’aggancio con la realtà ipotizzata si affiancano man mano che i due ragazzini esplorano, cercano, toccano e collegano.

L'incanto del buio stefania ciocca

Ciò che di meraviglioso c’è in questo albo illustrato è che le illustrazioni danno corpo a quelle tre ipotesi.

In un’unica immagine abbiamo la fantasia sfrenata, il dubbio, la realtà.

Così una sfera magica, che forse potrebbe essere un pianeta o più probabilmente una decorazione natalizia diventa una pallina di Natale circondata da anelli come Saturno, isolata in una buia galassia.

L’incanto del buio. Racconto di Natale di Orecchio Acerbo è un eccezionale esercizio di rendere visibile l’immaginazione.

Ma non finisce qui.

Perché cosa succede se oltre a toccare oggetti sconosciuti si toccano i volti di chi abbiamo davanti?

Giulia e Pietro si toccano l’uno il volto dell’altra.

L'incanto del buio stefania ciocca

Toccano non solo un volto reale ma anche tutto ciò che sanno che l’altro vorrebbe essere, ma che gli altri non vedono.

E le illustrazioni di fanno di colpo piene di luce.
Luminose come il desiderio di Pietro di essere un mago, un esploratore, un cerco.
E Giulia lo sa.

E luminoso come il mare in cui Giulia vorrebbe tuffarsi, il cielo in cui vorrebbe volare.
E Pietro lo sa.

I due bambini non sono si vedono per come si presentano, ma si vedono oltre le apparenze, nelle proiezioni più profonde.

Con o senza vista, sanno vedere e visualizzare.

Al contrario degli adulti, che interrompono il gioco accendendo la luce e spostando l’attenzione sul superfluo.

Cose meravigliose che troverete in L’incanto del buio. Racconto di Natale di Orecchio Acerbo

L’incanto del buio. Racconto di Natale di Orecchio Acerbo è un albo illustrato in cui troverete:

  • La fuga dal mondo adulto: le atmosfere sospese di quei lunghi pranzi che sanno di noia e che grazie alla noia sanno creare occasioni
  • La capacità di portare nella realtà la sorpresa, il gioco, l’immaginazione
  • Il saper vedere non solo con gli occhi, ma con tutte le nostre facoltà: l’empatia, la conoscenza, l’ascolto, l’intelletto
  • Il buio non come assenza ma come territorio fuori dalla comfort zone che invita a mettere in atto nuove strategie di orientamento
  • La ricerca di quell’uscita dalla comfort zone come gioco, come esplorazione divertita
  • La riflessione sulla differenza tra vedere e visualizzare

Vi prego quindi di non considerare L’incanto del buio. Racconto di Natale di Orecchio Acerbo un albo illustrato di Natale ma di custodirlo gelosamente tutto l’anno.

E di sfogliarlo quando avete bisogno di entrare in contatto con quella parte di voi che non sempre siete in grado di mostrare agli altri (ma che qualcuno sa vedere davvero).

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