L’albero di Halloween di Ray Bradbury

Come sapete, ho contratto la brabdurite acuta, e L’albero di Halloween rientra nelle conseguenze di questa piacevole malattia.

Ho letto L’albero di Halloween di Ray Bradbury la scorsa estate, non vedendo l’ora di poterne parlare del mese di ottobre.

Ottobre, il rosseggiare dell’autunno, delle foglie dell’amato Illinois, delle zucche aranciate.

Sono tutte immagini che riempiono l’universo narrativo evocato dal Brabdbury meno fantascientifico ma più terreno e fantastico.

Quel fantastico che si ritrova nei Creepshow o nel buon vecchio Stephen King.

era il pomeriggio della vigilia di halloween.
E tutte le case erano serrate contro il vento freddo.
E un pallido sole illuminava la città.
ma improvvisamente il giorno svanì.
La notte uscì dagli alberi e allargò il suo manto.

Il fantastico inteso come lo stra-ordinario tinto di inquietudine.

La produzione di Ray Bradbury infatti, la migliore secondo me, è quella che si esplica attraverso i racconti che si fanno metafora di vita.

L’albero di Halloween di Ray Bradbury  non è una raccolta di racconti, ma un romanzo scritto nel 1972 che strizza l’occhio all’horror e al fantastico.

Un’altra caratteristica di Bradbury a mio avviso troppo ignorata è che è un autore perfetto per i ragazzi.

Non a caso di L’albero di Halloween è stato tratto un film di animazione prodotto dal duo Hanna-Barbera (quelli di Tom&Jerry).

Un film di animazione che, anche se con qualche modifica, mantiene la dimensione di viaggio e scoperte e che spesso negli USA viene mandato in onda proprio ad Halloween.

L’uomo illustrato di Ray Bradbury

Come già avevo spiegato in L’uomo illustrato, l’infanzia raccontata da Rau Bradbury è tratteggiata in maniera perfetta.

Grazie all’uso della metafora e al mistero dei racconti, grazie all’Altrove che riesce a creare e grazie al suo focus sull’età misteriosa e inquietante dei 12 anni, i libri di Brabdury sono perfetti per il pubblico di giovani lettori.

L'albero di Halloween di Ray Bradbury

L’albero di Halloween di Ray Brabdbury ha un inizio pazzesco.

Siamo in una cittadina dell’Illinois ed è ottobre.
O meglio: è Halloween.

Come in tutte le cittadine abbiamo una banda di ragazzini capeggiata dall’amato e prode Pipkin.
E come in tutte le cittadine c’è quella casa in cui nessuno si vuole avventurare, quella casa che si dice essere maledetta, infestata.

E’ la sera di Halloween e il gruppo di ragazzi ha in mente un programma grandioso: avventurarsi fino alla casa maledetta.

…guardarono in alto e più in alto ancora verso il tetto della vecchia casa, che pareva un cimitero.

infatti la sommità era costellata di spunzoni che assomigliavano a ossa nere o puntali di ferro e di tanti comignoli da accomodare almeno tre dozzine di fuochi nei fuligginosi camini di quella mostruosa dimora.

Sono in otto e scelgono otto costumi: da scheletro, da strega, da cavernicolo, da grottesca, da accattone, da mummia, da morte.

Ma la sera inizia male: Pipkin esce di casa senza il suo solito smalto, sembra debole, malaticcio.

Segue da lontano i ragazzi ma rimane indietro.

Nel frattempo i ragazzi arrivano alla casa nel cui giardino retrostante è accaduto qualcosa di soprannaturale.

Un albero gigantesco è cresciuto.
Un albero dai cui rami penzolano centinaia di zucche dalle smorfie diverse.

le zucche sull’albero non erano semplici zucche.
Su ognuna era tagliata una faccia differente, ogni occhio era quello di uno sconosciuto, ogni naso era più strano dell’altro, ogni bocca sogghignava in modo diverso.

dovevano esserci almeno mille zucche che penzolavano dai rami dell’albero…

Mentre Pipkin da lontano cede e la sua vita viene carpita dalla nera signora, dalla casa esce uno strano e inquietante figuro.

E’ Moundshroud.

L’uomo osserva i ragazzi e si appresta a portarli lungo un viaggio molto particolare.

Di fatto l’uomo, vedendo i costumi di Halloween che i ragazzini indossano, chiede loro se ne conoscano i significati.

La domanda va oltre il significato dei costumi.

Perché L’albero di Halloween di Ray Bradbury è un viaggio alla scoperta della morte.

La morte fa paura a tutti.

Ma c’è qualcosa di più spaventoso di scoprire la finitezza dell’individuo da parte di un individuo che pensa di essere infinito?

In poche parole: la scoperta della morte è la fine dell’infanzia.

L’albero di Halloween di Ray Bradbury è un viaggio alla scoperta dei tentativi umani di esorcizzare, capire, accettare la morte.

Il figuro li trasporta in un viaggio fantastico che attraversa il tempo e lo spazio.

Li porta a conoscere l’usanza di mummificare i faraoni nell’Antico Egitto, i culti prima romani e poi druidici, la Parigi del Medioevo che utilizzava le cattedrali per elevarsi sino a Dio e i gargoyle per terrorizzare il Demonio (e quindi la morte?), la caccia alle streghe e poi arriva fino in Messico, sino al Dia de los Muertos.

In ognuno di questi luoghi Pipkin compare, di volta in volta assumendo una forma diversa, ma sempre in pericolo di vita.

SPOILER!

Pipkin, già all’inizio del romanzo, non sta bene, ma alla fine si scopre che ha avuto un attacco di appendicite per cui ha dovuto essere operato.

L’albero di Halloween di Ray Bradbury non è tra le opere più struggenti e profonde dell’autore.

Ma dietro la sua facciata quasi cinematografica, dietro il divertissement che strizza l’occhio ai ragazzi, ci sono temi èregnanti, che compaiono in molta della produzione di Bradbury.

Quella produzione che lo rende perfetto tra i più grandi autori per ragazzi.

Scoprire di non essere invincibili.
Prendere coscienza della malattia, che spesso è specchio della morte.
Squarciare il velo di Maya dell’infanzia (la maschera di Halloween, il “dolcetto o scherzetto”) per scoprire i reali significati.
Raccontare una storia, riempirla di azione e avventura, per condurre il lettore a scoprire la metafora della vita.

L’albero di Halloween di Ray Bradbury è tutto questo.

FUN FACT!

Nel 2014 a Disneyland è stato tributato a Ray Bradbury un albero di Halloween, dedicato proprio all’omonimo romanzo dell’autore.

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