Il Fiocco: cultura, raffinatezza e antropocentrismo

Gli albi illustrati sono un abile intreccio di storia narrata a parole e di storia raccontata attraverso le illustrazioni.

Poi la realizzazione dell’albo in sé può acquisire valore che vengono anche da altri elementi.

Ad esempio se la mano di illustratore o scrittore è autoriale.
Se le storia è originale o proviene da una tradizione, e altre varie ed eventuali.

Nel Il fiocco contenuto e contenitore si saldano insieme creando un gioiello di rara bellezza.

Con Il Fiocco ci troviamo davanti ad un libro dotto, un gioiellino di cultura storica e artistica.

Vi racconterò Il Fiocco, edito da Ippocampo, scritto da Bertrand Santini, illustrato dal Laurent Gapaillard e tradotto da Ottavio Fatica attraverso le sue peculiarità più immediate e quelle più ricercate.

(Il booktrailer è tratto dal canale Youtube di Gallimard Jeunesse)

1. La contestualizzazione storica che determina  il contenuto del racconto.

Il Fiocco trae ispirazione dal trattato De Nive Sexangula, un piccolo pamphlet di 24 pagine scritto da Keplero nel 1611.

Con questa sua Congettura, Keplero osserva i fiocchi di neve per poi disquisire della forma dei solidi nello spazio, trattando anche di cristallografia.

A partire da questo trattato, Santini realizza un racconto che ha i toni del componimento poetico, disegnando un quadro allegorico.

E’ l’ultima notte dell’anno e a corte si sta tenendo una festa opulenta e sfarzosa.
Fuori infuria la tempesta e dentro si banchetta, si danza, si arrostisce selvaggina e si fa sfoggio di doni che provengono da ogni parte del mondo conosciuto.

Keplero, un giovane benvoluto dal Re, arriva corte senza doni da porgere.
Ma in realtà un dono lo ha: un fiocco di neve.

La corte è scandalizzata dalla pochezza di tale dono, ma il Re è benevolo e segue con attenzione l’invito del giovane a guardare meglio, con una lente di ingrandimento, quel piccolo dono.

Il Re guarda nel fiocco di neve e per un momento scorse nell’infinitamente piccolo l’infinitamente grande.

Per un attimo squarcia il velo di Maya e va oltre la finitezza del mondo conosciuto per realizzare che il mondo è vasto e forse la terra non ne è il centro.

L’ordine costituito vacilla, ma si fa forza della propria presunzione e deride il giovane Keplero.

Il Re si domanda:

Presagio è di una fine
o di un cominciamento?

La corte rappresenta  la chiesa e la morale che vogliono tacciare la scienza.
L’opulenza, l’alterigia, la supponenza ne sono dirette emanazioni. .

Quasi a punirne la hybris, un fuoco si propaga a tutto il castello.

A salvarsi è solo Keplero che si interroga, come si era interrogato poc’anzi il Re di fronte al tutto contenuto nel fiocco: “Presagio è di una fine o di un cominciamento?”

 

2. L’antropocentrismo

La corte mostrata all’interno de Il Fiocco è l’emblema della visione antropocentrica: tutto è asservito all’uomo.

Le bestie sono il nutrimento, sono a servizio dell’uomo e dei suoi divertimenti.

Risulta lampante da come vengono arrostite intere nella sala Grande del Palazzo.

Perdendosi attraverso i dettagli illustrati nelle tavole di Gapaillard, si notano numerosi particolari, come i doni fatti al re.
Regali esotici, a rimarcare la presenza dell’uomo in tutto il globo.
Doni tributati a un’unica persona, per celebrarne la grandezza incontrastata.

E’ l’uomo che cerca la misura del mondo, anzi, che si fa misura del mondo.

Metafisicamente, scientificamente e geograficamente, viaggiando per tutti gli angoli conosciuti.

Pensando poi al contesto storico in cui nasce De Nive Sexangula e a cui Il Fiocco si ispira, ricordiamo che è di poco posteriore alla realizzazione del trattato l’aperto contrasto tra la Chiesa e le teorie copernicane.

Solo 11 anni prima Giordano Bruno era stato messo a tacere per sempre e Galileo di lì a poco avrebbe abiurato, non prima di codificare un metodo scientifico che avrà il suo culmine secoli dopo con la teoria dell’evoluzione di Darwin, che mette definitivamente il punto alla visione antropocentrica.

Il Fiocco esce oggi, in un periodo storico definito “antropocene”, dove di fatto è implicita l’impronta dell’uomo in grado di mutare l’ordine naturale.
Non è secondo me è un caso, ma lo vedrei quasi come un monito.

 

3. Come sopra così sotto

In Il fiocco a me affascina moltissimo il close up sempre più stretto che Gapaillard realizza, tavola dopo tavola, all’interno del fiocco di neve.

Dalla sua forma a stella ci avviciniamo e vediamo sempre più nel dettaglio come la composizione del fiocco non sia solo acqua, ma vita.

Sono gli animali, gli stessi che arrostiscono per il piacere dell’uomo.

E’ il mondo vegetale, è l’anima più viva dell’universo cui tutti appartengono senza gerarchia.

Mentre guardavo queste immagini non ho potuto fare a meno di pensare all’espressione “Come sopra così sotto”, una delle sette leggi universali che si dice siano state scritte sulla tavola smeraldina da Ermete Trismegisto.

E dando una lettura alle altre sei leggi universali  è lecito domandarsi se Santini abbia attinto anche a questo sapere per creare il suo racconto.

Che si decida o meno di credere ai Principi Ermetici, all’alchimia o a chi per essa, è lampante come il mondo sia fatto di corrispondenze, analogie, rimandi tra il piccolo e il grande.

E’ il battito della farfalla che crea la tempesta.

4. L’arte de Il Fiocco

Il Fiocco non ha solo riferimenti storici e culturali, ma anche artistici.
E l’arte di questo albo illustrato merita un discorso a parte.

Del talento visionario di Laurent Gapaillard parlai nei post dedicati alla saga de L’Attraversaspecchi di Christelle Dabos di cui aveva realizzato le copertine.

Qui trovate il suo sito, dove potete perdervi nella bellezza delle sue opere.

Osservare i rimandi artistici di Gapaillard non vuol certo snaturarne la portata tecnica e l’originalità.

Spesso infatti, quando si osserva come un artista ricordi nel tratto e nello stile altri artisti venuti prima di lui, si cade nell’errore di volerlo privare dell’anima.

Ma vale anche qui il discorso del “come sopra così sotto”, che attraversa anche l’operato umano.

Chi fa arte si inserisce in un flusso che porta con sé chi prima ha lasciato un segno.

Inevitabile trovare analogie tra il lavoro di Gapaillard e le illustrazioni della Divina Commedia di Gustav Doré o le labirintiche carceri del Piranesi.

Le tavole a tutta pagina de Il Fiocco creano vertigine e sono a loro volta una storia nella storia.

Siamo portati a fare come il Re, a prendere una lente di ingrandimento e a percorrere segmento dopo segmento ogni tavola, lasciando che ogni dettaglio racconti una storia che forse nemmeno riusciamo a cogliere nella sua interezza.

Ecco perché ho amato Il Fiocco di Laurent Gapaillard e Bertrand Santini.

Perché è un libro colto, raffinato, pieno di Storia e di storie.

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