(Non) C’è posto per tutti e i moti della lettura

E’ arrivato finalmente il turno di (Non) C’è posto per tutti.
Un albo illustrato edito dal Castoro uscito proprio alle soglie del lockdown, e perciò per due mesi non ha avuto nessuno spazio sui social.

(Non) C’è posto per tutti è un albo illustrato sostenuto da Amnesty International per la sua valenza inclusiva, volta ad aprire gli orizzonti.

La storia è di Kate & Jol Temple, le illustrazioni di Terry Rose Bynton e la traduzione di Susanna Mattiangeli.

(Non) C’è posto per tutti è una storia che parla di accoglienza, di fare (e di non fare) posto per tutti.
E’ ambientata nel mare, là dove una striscia di scogli può essere casa per esseri diversi, in questo caso delle foche.
Ma se fisicamente sembra esserci posto per tutti, di sicuro non c’è spazio nel cuore di chi abita quella striscia di terra.

La storia per immagini è realizzata con dei tratti morbidi, dolcissimi. Non è difficile ravvisare nelle espressioni le stesse emozioni suscitate dalle parole.

(Non) C'è posto per tutti

Gelosia del proprio spazio, negazione delle difficoltà, mancanza di empatia nei confronti di chi arriva da fuori, paura del diverso, ritrosia verso il cambiamento.

Sono i temi che caratterizzano il senso principale di lettura dell’albo (Non) C’è posto per tutti quando lo si legge da destra a sinistra.
Ma se arrivati alla fine si torna indietro, i temi cambiano completamente.

(Non) C'è posto per tutti

(Non) C'è posto per tutti

C’è accoglienza, c’è desiderio di aiuto, di fare posto, di allargare i confini e le famiglie.

(Non) C’è posto per tutti è un albo illustrato che si legge in due sensi, da sinistra a destra e da destra a sinistra.

E a seconda del senso che si adotta, i significati cambiano, così come cambia la nostra percezione.
I confini mentali si allargano.

Il bello di (Non) C’è posto per tutti è che lascia libertà di scoperta e di lettura.

In questo albo illustrato la narrazione per immagini procede di pari passo, come un binario parallelo, alle parole.

Volendo un lettore può scegliere di leggere solo le immagini, ritrovando esattamente le stesse sensazioni, gli stessi temi e gli stessi contenuti che le parole raccontano.
Sia in un senso, sia nell’altro.

Vi invito a leggere la bellissima intervista realizzata dal team de Il Castoro agli autori di questo albo illustrato così prezioso per una buona pratica di lettura.
Qui trovate l’intervista.

(Non) C'è posto per tutti
Kate e Jol Temple, immagine tratta dal sito della casa editrice

Se i contenuti di questo albo sono immediati, attuali e quanto mai condivisibili, vorrei in realtà soffermarmi sulla forma.

Perché la forma della lettura che l’albo illustrato (Non) C’è posto per tutti favorisce, invita a un po’ di speculazione filosofica.

Fabrizio Chiagano via Unsplash

I moti della lettura

Leggere è un’azione e come tutte le azioni prevede un movimento.

Esistono tre tipologia di moti della lettura e più ci “alleniamo” più la nostra biografia di lettori si arricchisce di esperienza e capacità.

1. I moti dell’anima

Cioè un movimento interno nostro, fatto di entusiasmo, di rabbia, di curiosità, di tristezza o di noia.
Si chiamano infatti moti dell’anima, cioè quelle re-azioni a qualcosa che ci accade.

E’ l’aspetto emotivo della lettura.

2. Il moto della narrazione

Ma esiste anche il movimento della lettura, il modo in cui una narrazione fa sì che i nostri occhi e le nostre mani si muovano si di essa.

Nella narrativa tradizionale il moto è quasi sempre univoco, si sposta cioè dall’inizio alla fine. Alcuni libri ci spingono magari a tornare indietro perché ci siamo persi, ma in genere si procede in avanti, pagina dopo pagina.
Fanno eccezione i libri game o quei libri incredibili tipo Casa di Foglie, studiato apposta per essere letto anche utilizzando gli specchi o La nave di Teseo che consente di spostarsi su piani letterari e metaletterari diversi, indugiando in ogni punto della pagina.

L’illustrazione però cambia completamente le carte in tavola.

Nelle graphic novel o negli albi illustrati l’immagine diventa una modalità narrativa a sé stante che si combina e accomapagna la narrazione a parole.

E quindi il movimento dei nostri occhi legge, si sposta dove sono posizionate le parole, e poi guarda le immagine, legge le illustrazioni spaziando in tutta la pagina.
Si possono leggere prima le immagini e poi le parole o viceversa.

Io a volte leggo prima tutta la storia, e poi la rileggo solo guardando le immagini.

Questo è quello che cerco di spiegare a tutti quegli adulti che sostengono che gli albi illustrati non vadano bene per i bambini piccoli: perché non sanno leggere.
Le parole, forse.
Ma sicuramente sanno leggere le immagini.

Ci sono poi albi illustrati come (Non) C’è posto per tutti.
Albi che non solo ti permettono di spaziare con gli occhi laddove avviene la narrazione, ma che ti spingono anche con le mani ad andare avanti e indietro, in su e in giù.

(Non) C’è posto per tutti si legge in due versi, prima in avanti, poi all’indietro.
Che poi solo convenzionalmente, perché leggiamo da sinistra a destra, riteniamo che ci sia un verso che viene prima e uno che viene dopo.

In realtà non esiste una gerarchia nella narrazione di questo albo.
Esiste ciò in cui decidete di credere, esistono i vostri valori.

Mi vengono in mente altri albi che permettono di muoversi in questo tra le pagine:

Testa in su testa in giù, M.L.Fitzpatrick, Lapis Edizioni: un silent book dove vengono accostate una famiglia di pipistrelli e una di gufi, appollaiati su un ramo, ciascuno di essi nella modalità che la natura ha previsto per loro. Cosa è su, cosa è giù? Cosa è giusto, cosa è sbagliato? E davvero esiste un unico punto di vista? A un certo punto il libro confonde così tanto che non sai più da che parte ruotarlo.

Come si legge un libro, D.Fehr, M.A.C.Quarello, Orecchio Acerbo
Un libro dove i personaggi si muovono in continuazione e interagiscono con il lettore, invitandolo a  girare le pagine, a ruotare il libro stesso al punto che ci si confonde facilmente e non si sa più in che verso si sta procedendo.

Un gioco, Hervé Tullet, Panini
I libri di Tullet sono i libri interattivi per eccellenza. Questa serie in particolare spinge i bambini a interagire con le pagine, a toccarle, a scuoterle e a soffiarci sopra.

3. Il moto del lettore

E poi esiste una categoria decisamente più filosofica e speculativa, sulla quale non si è immediatamente portati a riflettere.

E’ un moto che riguarda il genere e l’età.
Spesso con la lettura si ragiona in termini univoci: se sono un ragazzino, leggerò libri da ragazzino, se sono un adulto certo non leggerò libri per bambini, se sono una femmina leggerò libri con protagoniste femminili e viceversa, se sono un maschio prediligerò i fantasy, i guerrieri o i calciatori.

Sulla questione del genere, non voglio aprire una parentesi che rischia di diventare gigantesca.
Preferisco risolverla invoncando il diritto alla libertà nella lettura.

Perché nulla ci pone così pochi limiti come la lettura: quando si legge si è (o si dovrebbe essere) totalmente liberi di scegliere e di spaziare.
Gli unici limiti sono quelli che un lettore deve capire da sé: se una cosa non gli piace, se lo spaventa, se lo mette a disagio. Un limite che si segna con la chiusura del libro.
Per il resto libertà assoluta, di provare e riprovare, di leggere e di non leggere.

Sulla questione dell’età, ne ha parlato alla perfezione Katherine Rundell in Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio.

tra la maggior parte degli adulti circola l’idea che dovremmo leggere in una sola direzione, perchè leggere anche nell’altro senso sarebbe come regredire, ritirarci: tornare indietro. e così superi il cane spotty, sopravvivi al mostro a due teste di peter-e-jane, oltrepassi narnia, poi il giovane holden, e da quel momento approdi alla letteratura per adulti, dove resti, trionfante, senza mai guardarti indietro, perchè guardarti indietro sarebbe come perdere il vantaggio ottenuto. ma il cuore umano non è un viaggio in treno.

E quindi l’albo illustrato (Non) C’è posto per tutti, se è vero che racconta una storia di limiti, di confini e di accoglienza, fa anche qualcosa di più, e ci insegna in tutti i sensi ad allargare i confini del nostro sguardo.

Impariamo da albi illustrati  come questo che si può giocare con i tre moti della lettura,

Che non esiste un solo modo di leggere.
Che non esiste una sola prospettiva da cui guardare al mondo che ci circonda, nel piccolo avvenimento come nel grande.

Impariamo a muoverci tra le storie cambiando continuamente il punto di vista, mettendo in discussione la posizione che sembra essere la predominante, le azioni che sono ormai precostituite.

Dagli albi illustrati si trae un grande insegnamento che va oltre, va molto più lontano di una storia letta e raccontata ai bambini.
Va a riprendere per i capelli gli adulti e mostra loro che hanno ancora tenpo per allargare lo sguardo, per rimettersi in discussione, per riportare la creatività nella propria vita.

Avete già visto le consulenze per professionisti che offro a partire dagli albi illustrati? Le trovate proprio qui.

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