Il riccio nella nebbia: dall’animazione all’albo

Il riccio nella nebbia è un albo illustrato pubblicato da pochi mesi da Adelphi, nella sua poco conosciuta collana Cavoli a Merenda.
Che però vanta libri e albi che escono dirtti dalla storia della letteratura per l’infanzia.

I creatori de Il riccio nella nebbia sono Sergej Kozlov, Jurij Norstein e le illustrazioni sono di Francesca Yarbusova. La traduzione è di Livia Signorini.

Ho parlato di creatori e non di autori.
Perchè?

Il riccio nella nebbia non è un albo illustrato, ma è un cortometraggio animato che poi è diventato albo.

Prima ancora di scoprire che nel mondo degli albi, ce ne sono alcuni che nascono come cortometraggi di animazione, avevo già fatto questo parallelo tra albi e cinema animato.

In particolare a colpirmi era stata la relazione tra questi due linguaggi quando si tratta di essere percepiti dal pubblico.

Albi illustrati e cinema d’animazione vengono recepiti dal pubblico come “roba da bambini”.

La prima nozione che ho imparato durante le lezioni di Storia del Cinema d’Animazion è stata che il cinema animato è una variante del cinema dal vero.

Esiste il cinema “dal vero”, con attori in carne e ossa e con una serie di generi e sottogeneri: il romance, l’horror, lo storico, il giallo, la commedia famigliare.

Non tutti i film del cinema dal vero sono adatti ai bambini, dipende dalla storia.

E poi esiste il cinema d’animazione, che i suoi personaggi li disegna avvalendosi di diverse tecniche artistiche.
Nel cinema d’animazione esistono poi i sottogeneri, proprio come nei film dal vero. E ad ogni sottogenere corrisponde un pubblico, un target.

Non tutti i film del cinema d’animazione sono adatti ai bambini, dipende dalla storia.

Ad esempio, in Italia è avvenuto il più grosso cortocircuito culturale a proposito del cinema d’animazione giapponese.
Un cinema dove le classificazioni del target sono molto nette.
Ma da noi “un cartone animato” è per forza roba da bambini e quindi la censura si è scatenata snaturando le storie.

Ne ho parlato anche qui: Albi illustrati, sono solo per bambini?

L’albo illustrato gode esattamente della stessa considerazione del cinema d’animazione: non è capito a fondo.

In questi due linguaggi c’è una tradizione artistica forte.
E infatti non è raro che a volte condividano la medesima genesi.
Ne avevo parlato anche nel caso della graphic novel Imperfetta di Andrea Dorfman.

Il riccio nella nebbia_Stefania Ciocca Il riccio nella nebbia_Stefania Ciocca Il riccio nella nebbia_Stefania Ciocca Il riccio nella nebbia_Stefania Ciocca

Jurij Norstein è considerato uno dei più grandi maestri di cinema d’animazione viventi.

Il riccio nella nebbia è il suo capolavoro più accalamato, ma forse perché non ha ancora portato a termine Il Cappotto di Gogol, che lo sta impegnando dal 1981.

La seconda cosa che imparato dalle lezioni di cinema d’animazioni è che esistono tantissime tecniche di animazione: i pupazzi, lo stop motion, la pittura, il disegno, la grafica.

I russi e tutto l’est europeo sono in questo senso dei maestri.

Solo per citarne due:
Alexander Alexeieff, un pioniere dell’animazione che per realizzare il cortometraggio Il Naso di Gogol (qui sotto) ha utilizzato la tecnica del pinboard: uno schermo interamente ricoperto di spilli mobili. Abbassando e alzando gli spilli, e giocando con luci e ombre, era possibile creare delle forme.

Come direbbe Paolo Nori in un suo famoso libro, “I russi sono matti”.

E poi c’è Alexander Petrov, che 20 anni fa  si è aggiudicato l’Oscar  per il suo cortometraggio animato tratto da Il Vecchio e il mare.
Realizzato con la tecnica della pittura a olio su vetro.
Un capolavoro d’arte.

Jurj Norstein ha realizzato Il riccio nella nebbia nel 1975 utilizzando la tecnica di tavoli sovrapposti.
Una serie di tavoli trasparenti a più livelli permettono di dare profondità alle immagini: ogni livello contiene un elemento del fotografamma, dal colore di fondo agli alberi.
Passando naturalmente per la nebbia, protagonista insieme al riccio del titolo.

Il riccio stesso è stato realizzato a parte dalla moglie di Norstein, stampato con una dovizia tale da poter distinguere i singoli aculei.

Vi consiglio la lettura di questo articolo per avere approfondimenti sulla nascita del cortometraggio.

La storia di Il riccio nella nebbia è molto semplice: un riccio tutte le sere va a guardare le stelle con il suo amico orso, ma una sera rimane imprigionato da un banco di nebbia e il suo “viaggio” si fa misterioso, inquietante e decisamente allegorico.

Una delle ispirazioni di Norstein è stata dichiarata dall’autore stesso:

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura…

Una sera qualunque di una vita qualunque, un banco di nebbia stravolge la vita del piccolo riccio.

Da dentro la nebbia tutto appare distorto: un cavallo, un cane, un suono appaiono misteriosi, sembrano forme inqueitanti e la paura nel riccio è tanta.

Spaventato e disorientato il riccio non sa più dove si trova né dove debba andare, ma dall’estermo (come Vladimir Propp insegna) possono arrivare aiuti inaspettati.
La via di rischiara e Orso, l’amico di Riccio, è lì ad aspettare il suo amico per tornare “a riveder le stelle”.

il riccio nella nebbia è una fiaba semplice, delicata, con momenti di suspence e di paura, come le migliori fiabe.

Volendo approfondire, i livelli allegorici sono molti, perché Il riccio nella nebbia racconta lo smarrimento dell’essere umano in determinati momenti della sua vita.

Smarrimenti che possono essere dettati da situazioni esterne o da crisi interirori.
Quel che conta è che, qualunque cosa succeda, le stelle e gli amici sono lì ad aspettarci.

L’albo illustrato Il riccio nella nebbia ricalca alla perfezione il cortometraggio animato.
I frame del cortometraggio vanno a comporre le tavole dell’albo che sono completate dalle parole.

Non si perde la bellezza delle pennellate, anche su carta (merito dell’utilizzo della carta opaca) la nebbia mantiene il suo ruolo di protagonista.
Si perde però la tridimensionalità dovuta ai pannelli trasparenti sovrapposti, che poi sarebbe la cifra stilistica principale di Norstein.

Vi invito a guardare bene anche il cortometraggio, perché seguire il processo inverso (guardare cioè l’illustrazione quando si muove) può arricchire moltissimo la vostra sensibilità.

Guardate la luce come cambia, come si muovono gli animali.
Sapendo la tecnica utilizzata, osservate con attenzione gli scenari, i colori e i movimenti.

E poi ditemi se albo illustrato e cinema d’animazione sono ancora “roba da bambini”.

Ovviamente non potevo lasciarvi senza il cortometraggio animato Il riccio nella nebbia.

Lascia un commento