Spunti di lettura | Intervista alla McMusa

La storia di Marta Ciccolari Micaldi, meglio conosciuta come la McMusa, è uno spunto di lettura che sa di libertà.

Sa di viaggio, sa di storie, di incontri e di esperienze vissute intensamente.
Sa di condivisione.
E tutto a partire dalle pagine dei libri.

Che però, da sole, senza passione, rimarrebbero solo pagine scritte.

Quella di Marta è la storia di una persona appassionatissima di letteratura americana, al punto da farne un percorso di studi a tempo pieno. E poi un lavoro bellissimo.

Ma a saper leggere (e incontrando le persone giuste) certe storie possono diventare qualcosa di più.
E dai libri può nascere un lavoro.

Per chi non conosce ancora la McMusa qui c’è il suo sito.

Marta è famosa per i suoi Book Riders, veri e propri viaggi letterari negli Stati Uniti meno conosciuti.
Sconosciuti nell’immaginario, vero, ma anche scritti e descritti tra le pagine più note di quel vasto panorama che è la letteratura americana e che spesso ha luogo lontano dai grandi e più noti centri urbani.

Guardare le sue foto, guardare l’energia, la creatività con cui Marta ha fatto di se stessa la McMusa e prende un immaginario per farne un’esperienza tangibile e condivisa è qualcosa che ti fa spalancare gli occhi e dire “Ma allora è possibile!”.

La McMusa è stata in grado di creare un’esperienza a partire da storie scritte tra le pagine dei libri.

Un’idea geniale, forse semplice, ma forse no. Perché dietro c’è una vita, c’è una passione e una grande intuizione accompagnata da studio e pianificazione:

L’idea è semplice: invece di far viaggiare le persone solo con l’immaginazione da qui o durante i miei corsi di Letteratura Americana, basati proprio sull’interazione tra scrittura e spazio, attraversare insieme l’oceano e partire per veri e propri viaggi letterari, veri e propri tour sulle tracce delle storie e degli scrittori che hanno reso leggendaria l’America. Stato per stato.

Si viaggia nell’Illinois di David Foster Wallace, nella Louisiana di Capote, Faulkner e Welty o nella California di Don Winslow, di Chandler, di Ellis.

Cosa significa partecipare ad uno di questi Book Riders?

I viaggi dei Book Riders sono intensi, ispirati ed emotivamente coinvolgenti. Chi viaggia con noi vuole conoscere gli Stati Uniti nella loro complessità e, per farlo, si fa guidare dalla letteratura. Questo è il nostro segreto, questa è la ragione per cui tante cose apparentemente brutte, strane o molto lontane dai consueti circuiti turistici (la provincia, i motel, i grandi magazzini, le periferie) on the road acquistano senso e spirito

Ma quando è stato che Marta ha capito che quella passione per la letteratura americana poteva diventare di più di una passione o di una materia di studio?

Che dalle parole scritte da qualcun altro poteva scrivere mille storie intrecciate tutte sue?Ecco lo spunto di lettura e la sua storia.

© Elena Datrino

Una piccola intro biografica: chi è Marta, cosa faceva prima di essere la Mc Musa?

Marta è una donna di 37 anni che da sempre ama il mare, il rock’n roll e la buona cucina! Queste costanti non sono mai cambiate, anche se da prima che gli Stati Uniti conquistassero il mio cuore.

Da quando mi laureai in Lettere nel disgraziato 2008, ho sempre lavorato con le parole e le storie: feci la mia prima esperienza lavorativa come stagista dell’ufficio stampa di Einaudi, poi mi occupai della comunicazione di alcuni progetti torinesi, iniziai a scrivere per un magazine di moda per cui scrivo ancora oggi e ne fondai uno tutto mio (che però è naufragato), continuai a collaborare con l’Università e alcune case editrici.
Insomma, una vita professionale segnata dall’atto del raccontare!
E poi una vita personale segnata dalla passione e da una certa inquietudine: sapevo che non ero ancora arrivata là dove mi sarei sentita serena.

Quando sei diventata la “McMusa”?

Nella primavera del 2013, durante un intensissimo scambio professionale nel Central Illinois!
Venni a contatto con un’America che non avevo mai conosciuto prima, che in qualche modo non filtrava dai nostri consueti canali culturali. E ne fui conquistata: contraddizioni, sorprese, incontri, volevo che tutto questo diventasse un’esperienza condivisa, un racconto da far leggere a qualcuno.

Aprii un blog mentre ero ancora in viaggio e cercai un nome: unii le mie iniziali (MCM) con quelle degli Stati Uniti (USA) e bum! Nacque la McMusa, un’identità che rispecchiava perfettamente anche il mio amore per la pop culture e il postmodernismo e che da quel momento ha segnato il mio destino.
Proseguii poi il viaggio per altre 6 settimane: una a Chicago e 5 lungo l’intera West Coast, da Seattle a San Diego. Da sola.
Fu il mio battesimo.

Che ruolo avevano i libri per te? Studio, evasione, luoghi dove accrescere il pensiero…

Prevalentemente riconoscimento e passione.
Che mettevo e ricevevo sia dai libri che leggevo per studio sia da quelli che sceglievo per piacere.

Come è andata formandosi l’idea per cui la passione e la conoscenza della letteratura americana potevano diventare un lavoro? E’ stato un passaggio graduale o un’illuminazione?

Lo desideravo fortemente, a posteriori mi rendo conto di averlo desiderato davvero con il cuore da quando conobbi Barbara Lanati all’ultimo anno di università: una professoressa fuori dagli schemi, una donna speciale, una mentore a tutti gli effetti.
Di quelle che però agiscono attraverso i canali della passione e non della razionalità.
È grazie a lei che mi sono innamorata della letteratura americana.

Decisi di dedicarvi sforzi e aspirazioni concrete quando diventai la sua assistente e, contemporaneamente, quando mi iscrissi al master in American Studies: studiavo, scrivevo, spiegavo con una determinazione finalizzata a conquistare il futuro.

Il mio futuro, ovviamente. Volevo che quel fuoco di passione diventasse il mio lavoro.
E alla fine ci sono riuscita!

Come costruisci i tuoi viaggi?

Anche in questo caso il primo passo è un’intuizione: qualcosa – una lettura, un articolo, un evento  – mi spinge verso uno stato americano.

Ah, certo, i viaggi dei Book Riders esplorano uno stato americano alla volta e si caratterizzano proprio per questo: usano la letteratura per andare alla scoperta di identità e culture specifiche di una zona dai confini netti.

Dopo l’intuizione iniziale – dicevo – arriva il pensiero strategico: i viaggi dei Book Riders devono avere alcuni ingredienti specifici, a parte la letteratura. Ingredienti che riguardano le attrazioni, soprattutto quelle meno turistiche, e la natura. Quello stato li avrà? Se sì, si parte! Vado alla scoperta di quello stato da sola o in compagnia della mia amica e collaboratrice Valeria e mi metto all’opera: seleziono luoghi da vedere, abbino letture, ne trovo altre, faccio elenchi di locali da visitare o specialità da gustare, intervisto persone del posto, elaboro bozze dell’itinerario e soprattutto mi lascio trasportare.

Sembra una scemenza ma per me non lo è: uno degli ingredienti più preziosi di questi tour letterari è quello empatico. E io sono la prima ad entrare in comunione con quello che vivo in loco, per poi trasmetterlo a chi verrà con me.

Normalmente, poi, una volta tornata in Italia, proprio a ridosso del viaggio, tengo il corso sullo stato esplorato: questo permette a tutti i miei corsisti di viaggiare attraverso le storie letterarie, per cominciare, e poi magari di iscriversi al tour stesso! Nel frattempo i ragazzi di Xplore Tour Operator con cui collaboro iniziano a occuparsi degli aspetti più pratici nonché essenziali del viaggio: voli, alberghi, auto e spese.
Ecco come nasce un tour dei Book Riders!

Cosa consigli a chi sente il desiderio di fare qualcosa di suo, di creativo, ma che ancora non riesce a tirare le fila?

Di studiare.
Di usare i tantissimi strumenti che abbiamo a disposizione per imparare e di non essere passivi di fronte a niente.
Di farsi delle domande e di ascoltare chi è professionalmente più grande.
Di non pensare che quello che funziona per gli altri funzionerà anche per noi: se tanti fanno gli influencer/avvocati/marinai, veramente pensiamo di volere ancora più influencer/avvocati/marinai?
In ultimo, di interrompere i pensieri e attivare solo la parte passionale.
Per far questo consiglio leggere Oltre il confine di Cormac McCarthy e di prendere esempio da Billy quando gira il cavallo, disobbedisce agli ordini del padre e cambia il suo destino per sempre.

Un libro che descrive questo momento

Sto vivendo un periodo emotivamente un po’ complesso e faticoso.
Mi piace mettere in pausa i miei affanni trovando nella lettura pace e dolcezza: sto leggendo proprio adesso Hannah Coulter di Wendell Berry e lo trovo perfetto!

Cos’altro vorresti fare?

L’archeologa e la surfista.
La prima magari la farò in vecchiaia, la seconda un po’ prima, mi sto applicando.
Vorrei anche avere una casa country nella campagna texana e uno studio ad Asbury Park, nel New Jersey.
Sto andando a ruota libera, la sostanza è che, anche se ho realizzato un mio grande sogno, non smetto di averne altri: se c’è una cosa che ti insegna l’America è che tutto è possibile.

If you can dream it you can do it!
Vorrei anche sposarmi, in effetti.

La McMusa è anche un podcast legato alla casa editrice Black Coffee: mi racconti il tuo percorso con la casa editrice?

Io e Sara Reggiani di Black Coffee (qui il sito della casa editrice, ndr) ci siamo conosciute a un Salone del Libro di Torino di qualche anno fa.

Io avevo appena lasciato il lavoro per tuffarmi esclusivamente nell’avventura McMusa e lei, insieme al suo socio e marito Leonardo Taiuti, si stava apprestando a fare qualcosa di simile: diventare un editore indipendente di letteratura americana.

Ci siamo sentite compagne di trampolino, in un certo senso, e questo ci ha unite.
Insieme, ovviamente, alla passione per gli Stati Uniti e la loro letteratura.

Quando loro si sono finalmente “tuffati” mi hanno chiamata per diventare la voce narrante della casa editrice: per quasi due anni sono andata in giro per librerie italiane a presentare i libri del catalogo Black Coffee libera di usare il mood McMusa, che a Sara e Leo piaceva molto.
Poi, in seguito a un incontro che andò male, cambiammo strategia: siamo tutti e tre molto americani in questo, un fallimento non è una tragedia bensì l’inizio di un successo.

Qui il link al podcast Black Coffee Sounds Good ospitato su Storie Libere.

Il podcast è nato così, e infatti sta andando molto bene! Io continuo ad essere la voce narrante della casa editrice ma questa volta la mia voce arriva direttamente nelle vostre orecchie: ogni puntata è il racconto di un racconto (i libri in uscita, tendenzialmente), a cui mi piace unire esperienze personali, atmosfere sonore e ingredienti a stelle e strisce.

Ogni ascolto è, guarda un po’, un piccolo viaggio!

Fonte: Pinterest

Immagine di copertina dell’articolo di Elena Datrino

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