Lanterne a Milano

Lanterne a Milano, Lo Stampatello

Lanterne a Milano è la storia che vi racconto oggi, in occasione del Capodanno Cinese.

E’ un albo illustrato edito da Lo Stampatello attraverso una produzione dal basso, come potete vedere qui sulla scheda dedicata del sito della casa editrice.

La casa editrice Lo Stampatello pubblica albi illustrati la cui cifra stilistica è quella di parlare ai bambini di temi anche complessi ma in modo accessibile. In stampatello appunto.
L’accoglienza, il bullismo, l’omofobia e la diversità sono i temi principali trattati nei loro albi.

Aggiungo che l’albo illustrato, oltre che essere una forma narrativa unica composta da immagini e parole, può essere lo specchio dei tempi.
Vi avevo già parlato ad esempio dell’albo illustrato La mia isola lontana che racconta di sradicamento e di scoperta delle proprie radici, con l’elemento innovativo di avere come protagonista una bimba sudamericana.

Lanterne a Milano si colloca un po’ sullo stesso filone:

  • Ha un protagonista che viene da un paese lontano (in questo caso Taiwan);
  • Ci sono riferimenti a contesti storici, sociali e culturali;
  • Si nominano tradizioni di paesi diversi dal nostro;
  • La scuola è rappresentata come luogo di accoglienza e di scoperta di sé e degli altri.

Lanterne a Milano è la storia di un bimbo cinese che arriva nella Milano degli anni ’70.
Meraviglia, scoperta e colore sono le tre parole che mi vengono in mente sfogliandolo.

La storia, quella vera, comincia già nei risguardi di copertina dove fotografie e illustrazioni si alternano a didascalie scritte come dispacci.


Nei risguardi iniziali si danno le coordinate storiche riguardanti la Cina:

In Cina, all’inizio del secolo scorso, era iniziata una lunga guerra interna, una guerra civile.
La popolazione si era divisa in due fazioni, i comunisti e i nazionalisti.
I nazionalisti erano capeggiati da Chiang Kai-Shek mentre i comunisti da Mao Zedong.
Entrambi si proclamavano a capo della Cina. Nel 1949 Chiang Kai-Shek fuggì a Taiwan spostando il suo governo e dichiarandosi Repubblica Cinese, mentre Mao e i comunisti rimasero in Cina.
I due paesi rimasero ostili, entrambi dicevano di essere il vero governo cinese e alla fine degli anni Settanta si pensava che Mao avrebbe invaso Taiwan.

E’ con queste premesse che iniziano sia l’albo sia la storia del nostro piccolo protagonista.
La sua mamma, preoccupata per il futuro del bambino a Taiwan, con la paura di una guerra imminente, decide di mandarlo in Italia dal fratello che lavora in un ristorante cinese.

E così un lungo volo, come quello di un supereroe, vede il protagonista lasciare la mamma e volare attraverso i continenti per arrivare in Italia, a Milano.

Nonostante la storia di sradicamento e di emigrazione, l’albo non ha toni melodrammatici e non indugia nella tristezza.

In Lanterne a Milano lo sradicamento e la partenza per un paese diverso, dalla lingua complessa, abitato da persone sconosciute appartenenti a una cultura differente è vissuto con curiosità ed entusiasmo e privo di timore.

C’è la volontà di un bambino di conoscere l’altro e il luogo che lo ospiterà forse per molto tempo.

Arrivato a Milano guarda tutto con stupore, ad esempio la nebbia.

Sembrava una magia, si chiamava “nebbia”.
Come era emozionante avventurarsi nella mia nuova vita tra la nebbia…!

Lanterne a Milano

In mezzo a questa nebbia il vero oggetto di meraviglia è rappresentato dalla scuola, un luogo di bambini tutti diversi.
Per lui infatti i tratti somatici dei suoi nuovi compagni sono incredibili.
Abituati a compagni con occhi e capelli e neri, è stupito dalla varietà di colori di occhi e capelli.

Attraverso gli occhi del protagonista di Lanterne a Milano, iniziamo a vedere il contesto della Milano del 1978.

Quello che non potevamo sapere era che in Italia erano gli “anni Settanta”!
E io ero arrivato in una scuola sperimentale”

Lanterne a Milano

Il protagonista frequenta una cosiddetta scuola sperimentale.
Inizialmente, leggendo e osservando le illustrazioni, pensavo che la scuola sperimentale citata fosse una scuola di stampo steineriano: i bambini potevano decidere come progettare la propria classe in totale libertà, imparavano l’arte, costruivano opere, studiavano fotografia, esploravano tutte le possibilità espressive.

Ignoravo invece che negli anni ’70, proprio sull’onda del desiderio di cambiamento sociale e politico, la scuola media ebbe un forte slancio verso scelte antiautoritarie, per formare studenti liberi e responsabili.

E’ in una scuola di questo tipo che il nostro protagonista di Lanterne a Milano impara a conoscere un mondo totalmente diverso dal suo che voleva gli individui omologati, sottomessi, automi di un mondo dalle differenze appianate.

Impara a vedere la differenza come elemento di forza.
Fa sua la frase “Se puoi pensarlo puoi farlo”.
Osa uscire dalle righe.  E gli piace, e lo incentivano a farlo.

Con illustrazioni colorate, semplici e anche ricche di citazioni (ad esempio le insegne o il fotogramma preso da Tempi Moderni di Chaplin) la nuova vita del nostro protagonista senza nome ci scorre davanti con entusiasmo e voglia di esplorare.

Lanterne a Milano

Facendo tante attività in comunità con gli amici, inizia anche a riflettere su un’importante questione:

La mia famiglia scappava dai comunisti e poi abbiamo capito che a scuola erano tutti comunisti. E allora ci capivo ancora meno.

Inizia a riflettere su cosa sia giusto e cosa sbagliato.
Il comunismo da cui fuggiva lo ha sradicato dalla famiglia, ma il comunismo che trova a scuola lo sprona a essere migliore.

Lui studia, gioca, si conosce, conosce, impara, si impegna a vivere al meglio la sua avventura italiana.
Anche se alla fine

La storia dei comunisti, quella non l’ho ancora capita…

Si arriva così ai risguardi finali che, come quelli iniziali, raccontano con parole e fotografie gli anni ’70, fornendo una chiave di lettura diversa della definizione di comunismo.

E le lanterne? Dove sono?
Le lanterne sono la memoria affettiva del protagonista che, senza rimpianto, rivede un giorno durante un laboratorio artistico a scuola.

Consiglio di usare Lanterne a Milano per raccontare l’emigrazione attraverso il filtro della curiosità e della voglia di scoprire.
E per raccontare la storia del proprio paese anche a chi quel paese lo vive senza conoscerne il passato.

Consiglio di usare Lanterne a Milano per raccontare la scoperta, l’accoglienza e il multiculturalismo.

L’albo illustrato Lanterne a Milano, a mio avviso, può essere utilizzato già alla scuola dell’infanzia, ma può conoscere ottime applicazioni anche alle elementari e al primo anno di scuola media.

Ovviamente si presta benissimo ad attività collaterali:

  • Racconto autobiografico (o diario di bordo) fatto di storie e parole
  • Raccontare episodi della propria infanzia contestualizzandoli nel relativo periodo storico (ad esempio facendo cenni legati anche al costume e alla società)
  • Realizzazione di lanterne

Credete siano attività banali?

Io no, perché ho dimenticato di raccontarvi una cosa: i momenti vissuti a scuola, gli atelier e i laboratori e i momenti di scoperta del protagonista hanno tutti una valenza formativa importante.
Tanto che il libro riporta una dedica precisa:

“Agli insegnanti di tutti i tempi…”

Voi insegnanti, potete essere determinanti.

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