La consapevolezza digitale nei libri per ragazzi

Cosa c’entrano la consapevolezza digitale e Squid Game?

C’entrano nel momento in cui la parola “consapevolezza” si sposa con la pratica dell’educazione.

L’educazione intesa come quella paziente e costante pratica che dovrebbe accompagnare i più giovani nell’esercizio del pensiero critico e autonomo.

E’ fenomeno di poche settimane quanto la serie tv coreana Squid Game abbia fatto proseliti.
Muovendosi su Netflix e quindi sul mondo del web, basta davvero poco perché susciti curiosità nel pubblico dei più giovani.

Squid Game non nasce come serie pensata per bambini e ragazzi ma la piattaforma su cui è disponibile e l’eco social che sta generando possono intercettare il pubblico giovane.

E quindi parte la battaglia degli adulti, la caccia alle streghe del web responsabili del cattiva educazione delle giovani menti.
Leggi qui l’articolo di Repubblica o l’intervento di Alberto Pellai.

Per parlare di consapevolezza digitale, di libri e di educazione, mi sono avvalsa come altre volte delle opinioni della dott.ssa Serena Neri, terp dell’età evolutiva che lavora moltissimo in fase di prevenzione.

Educare i ragazzi alla consapevolezza digitale vuol dire educare a capire, a scegliere, a interrogarsi e a comportarsi.

Sul web come nella vita.

Educare alla consapevolezza, digitale o meno, non significa vietare, ma spiegare, accompagnare, confrontarsi.

Crescere nella consapevolezza significa riconoscere fin da bambini la differenza che intercorre  fra realtà e finzione.
Si impara quindi a curare il gioco di finzione e tutto ciò che è di aiuto per distinguere, comprendere, entrare e uscire dai vari mondi (che sono propri anche dell’adulto, si chiamano “viaggi mentali”).

Il discorso della consapevolezza digitale tocca il mondo immateriale dei social, del web, dei videogiochi e, come il caso Squid Game dimostra nel momento in cui viene chiamata in causa l’imitazione, anche ambiti che non toccano l’interattività.

Banale dirlo, ma non è il divieto che in questo caso fa crescere, quanto l’esercizio del riconoscimento che intercorre tra realtà e finzione.

Dice ancora la dott.ssa Serena Neri:

Spiegare non vuol dire fare una lezioncina e poi consegnare il device.
Se si spiega, si spiega anche il perché di certi divieti o di certi limiti.

Lo sguardo adulto deve sempre guardare anche fuori ed oltre il videogioco o il social: come insegnare ai ragazzi a stare nei rapporti sociali, comunicare le proprie emozioni e i propri sentimenti, come gestire la frustrazione e l’aiutare il ciò che sono con ciò che vorrei essere.

Non è raro, e questo accade anche a moltissimi adulti, che ciò che verrebbe reputato inaccettabile e offensivo nella vita di tutti i giorni, non lo sia sui social e sul web.

Da qui troll, haters, leoni da tastiera: dietro tutto ciò non c’è la capacità di distinguere che un’azione dannosa perpetrata online ha le medesime conseguenze che se fatta offline.

Consapevolezza digitale vuol dire avere coscienza che non esiste differenza morale tra la vita online e offline.

L’espressione consapevolezza digitale non è ancora sufficientemente conosciuta.

Di consapevolezza digitale avrebbero un gran bisogno gli stessi adulti e questa proposta di libri di rivolge anche, e soprattutto, a loro.

Ecco una selezione di libri che parlano di web, cyberbullismo e soprattutto di un altro tipo di rete da costruire e condividere: quella fatta di rapporti umani autentici.

Non sono solo libri per ragazzi.
Sono anche e soprattutto libri per adulti.

Libri che possono essere inquietanti, che possono spaventare l’adulto ma proprio per questo vanno letti con intelligenza e attenzione.

Paura e senso del pericolo possono far tendere l’adulto a vietare e ipercontrollare, due atteggiamenti che giustamente dosati possono anche servire.

Ma ai ragazzi bisogna insegnare la capacità di discernere, la competenza nel saper usare in maniera intelligente i mezzi che ci circondano.

Quella che oggi si chiama consapevolezza digitale.

I libri che vi propongo non trattano solo il tema della consapevolezza digitale, ma toccano altri tipi di consapevolezza:

  • Quella di sé, come persone, e quella degli altri, sempre come persone: a latere è il tema del rispetto dell’individuo, del suo essere, della sua volontà.
  • La consapevolezza di non essere soli: ciò che accomuna molti dei testi proposti per questo percorso sulla consapevolezza digitale e non solo è che i ragazzi protagonisti si sentono soli, isolati, e per questo non si permettono di chiedere aiuto. Non sanno e non possono domandare aiuto e per questo si sentono privi di speranza.
  • Connesso al punto precedente c’è la tematica degli strumenti: bisogna fornire gli strumenti giusti ad adulti e a ragazzi per poter chiedere aiuto. Come ricorda Serena Neri, “spesso gli adulti non sanno di poter chiedere aiuto e non sanno a chi chiedere aiuto”. Alcuni libri riescono a portare in luce situazioni e soluzioni così da permettere a chi è coinvolto di sapere che è possibile affidarsi a professionisti e strumenti adatti,

consapevolezza digitale dark web

Dark Web, Sara Magnoli, pelledoca

Metto questo libro di Pelledoca al primo posto.

Il titolo fa riferimento al Dark Web che è una piccolissima parte del Deep Web, quel sottomondo del web, enorme, non indicizzato dai motori di ricerca e non accessibile per vie canoniche.

E quella parte di web spaventosa.

Dark Web di Sara Magnoli è innanzitutto un romanzo dalla trama intrigante, che avviluppa il lettore nelle sue maglie dalle tinte anche un po’ angoscianti.

Ammetto che se fossi un genitore e leggessi Dark Web non dormirei sonni tranquilli.

Ma proprio per questo, per sviluppare in tutti la consapevolezza digitale, è necessario leggerlo.

Protagonista di Dark Web è la quattordicenne Eva che sogna un futuro come Vesna, influencer ammirata e da milioni di like.
Vesna è il nome del suo sogno e del suo account social, attraverso il quale viene “adescata” da qualcuno che finge di volerla aiutare a realizzarsi.

Adescare è un termine che uso io, perché naturalmente Eva è convinta di avere avuto un grandissimo colpo di fortuna ad incontrare Doom Lad.
Ma ovviamente, dietro al ragazzo che lavora nella moda e che dice di aver notato Eva per la sua bellezza e di volerla aiutare a lanciarsi nel mondo dei social, c’è qualcun altro.

Scoprire chi è un po’ il meccanismo di questo bellissimo giallo che non risparmia il colpo di scena finale.

Eppure, il libro è strutturato con grandissima maestria nel saper dipingere la ragnatela che avvolge Eva: i piccoli passi che la portano ad isolarsi, a entrare in un gioco troppo grande, troppo buio, troppo inquietante.
L’incomunicabilità che arriva a separarla dai genitori, dai compagni, persino dal suo migliore amico.
La solitudine nella quale si chiude e in cui scorge un’unica, terribile, via di scampo.

Parallelamente a questo suo sprofondare nel buio, avvertito da Eva senza via di uscita, leggiamo che qualcuno lavora sempre per illuminar l’oscurità.

Sara Magnoli si è infatti avvalsa della consulenza di tutti quei professionisti che lavorano immergendosi nei lati più oscuri del Deep Web, nei meandri che nessuno vorrebbe conoscere.
Ma in cui si aggirano i pericoli peggiori.

Si apre anche la riflessione sulle influenze che gli influencer hanno sui ragazzi.

Influenzare vuol dire esercitare una forma di manipolazione sull’opinione di chi guarda. Cosa possibile se chi guarda non esercita un controllo critico prendendo le distanze da ciò che vede.

Mi sorge anche spontanea un’altra riflessione che va portata a scuola: moltissimi adolescenti vedono il mondo degli influencer, muser, ecc come un mondo fatato, dove ti basta essere te stesso, mostrarti, per avere successo, popolarità e di conseguenza soldi e magari oggetti gratis.

Questo è il più grande specchietto per allodole di tutti i tempi: non bastano dei video su tik tok per ottenere una vita facile.
Ma se nessun adulto affronta questo tema con i ragazzi, difficilmente lo capiranno da sé.

Dark Web è un libro che consiglio vivamente ad adulti, genitori, insegnanti e ragazzi.
Per capire come funziona questo mondo, per vederne i lati oscuri, per saperli riconoscere se li incontriamo.
E per essere consapevoli che se ne esce.

Età di lettura: dai 12 anni

consapevolezza digitale crudo

Crudo. Le storie vere che nessuno ti racconta, O.Della Libera, Marietti jr

Storie.
Sono storie che raccontano di adolescenti, tutti connessi tra loro in senso reale e metaforico.
Reale perché sono tutti compagni di una stessa scuola, metaforico perché i ragazzi sono connessi davvero dalla dimensione incorporea del web.

In questi capitoli, brevissimi e crudi, leggiamo tutte le sfumature dell’isolamento causato dagli attacchi che i ragazzi possono vivere, subire, esercitare.

Online e offline.
C’è il cyberbullismo perpetrato dai compagni di classe, ci sono le molestie da parte degli sconosciuti, c’è la costante presenza online che impedisce di vivere la vita al punto da compromettere la vita stessa; e poi ci sono le sfide alle quali è difficile resistere sino ad arrivare a giochi pericolosi (basti pensare al Blue Whale si qualche anno fa).

Un mondo nascosto ma sotto agli occhi di tutti.

Il libro offre una panoramica non solo di ciò che può accadere (e troppo spesso accade) ma anche della cosa più sensata da fare: non isolarsi, osservare, non sottovalutare e fare rete…ma in modo diverso da quello della rete.

Età di lettura: dagli 11 anni

consapevolezza digitale cosa saremo poi

Cosa saremo poi, Mattia-Ballerini, Lapis

Quella di Cosa saremo poi è una storia di cyberbullismo.
E’ un romanzo corale dove vengono mostrati i diversi punti di vista e le differenti modalità di coinvolgimento all’interno di un episodio di cyberbullismo.

La situazione di partenza è una di quelle già viste.
Una ragazza è innamorata di un ragazzo.
Lui è un bulletto che decide di prendersi gioco di lei facendosi mandare una foto un po’ compromettente. Lei ci casca e il giorno dopo la fotografia è in mano a tutta la scuola.

Eppure le parti chiamate in causa non sono solo quelle della vittima e del carnefice, entrambi mostrati all’interno della loro quotidianità, per cui molti comportamenti trovano una spiegazione (che non è una giustificazione).

Intorno ci sono gli spettatori.
Attivi nel prendere in giro, passivi nello stare in silenzio.

Come si arriva a far sì che una ragazza tenti il suicidio?
Che parte giocano i vari attori?
Davvero non si può fare nulla?

Un romanzo che apre moltissime discussioni grazie alla molteplicità dei comportamenti raccontati.

Età di lettura: dagli 11 anni. 

consapevolezza digitale la guerra dei like

La guerra dei like, Cruciani, Bur

Scritto grazie anche alla collaborazione con lo youtuber Daniele Doesn’t matter, questo libro è secondo me particolare.

Personalmente non mi ha fatto impazzire, ma nelle scuole è molto amato e il motivo è presto detto: riesce davvero a mettersi al livello di ragazzi.

Parla il loro linguaggio, ha ironia, riesce a essere sfaccettato e autentico pur presentando delle situazioni quasi da “macchiette”.

Il narratore di La guerra dei like è il web.
Si palesa come tale solo alla fine, ma si comprende come sia un narratore onnisciente, che si rivolge di volta in volta ai personaggi dando del tu, con dei vocativi.

La domanda di partenza è: un social network può uccidere?

Entriamo poi nella scuola media popolata da personaggi diversi, tra insegnanti e ragazzi.
Seguiamo in parallelo le vicende di Ruggero e di Cristiana.

Entrambi diventano presto vittime di due forme di cyberbullismo.

Qualcuno crea un falso profilo a Ruggero, attraverso il quale prende di mira i suoi compagni che non solo lo isolano, ma gli danno contro chiamandolo Ruggero Gattonero sostenendo che porti sfortuna.

Non viene solo preso di mira online, ma anche nella vita vera dal bullo della classe.

Cristiana è buona ai limiti dell’ingenuità. E’ bella e sogna di fare la ballerina.
La sua vera colpa è che il ragazzo più bello della scuola è innamorato di lei e questo fa infuriare la Divina Faina e il suo gruppetto di Adulatrici Cospiratrici.

Che iniziano a minacciare e a obbligare Cristiana ad azioni penose ricattandola attraverso una foto che le hanno scattato negli spogliatoi.

Le due vicende scorrono in parallelo, ma ad un certo punto della narrazione prendono due vie opposte.

Ruggero chiede aiuto e ha la fortuna di avere un insegnante attento, che sa vedere.
Parla coi genitori, parla con un insegnante e grazie a un prezioso lavoro di concerto degli adulti riesce a uscire dalla situazione in cui si è trovato.

Cristiana purtroppo non può contare sull’attenzione degli adulti: non di quella dei genitori, troppo presi da altro, e nemmeno di quella degli insegnanti, che riducono tutto a liti da pollaio.

E così Cristiana decide che è arrivato il momento di spegnere tutto, vita compresa.

Un romanzo perfetto per i ragazzi, con tratti quasi manicheistici che però sono presi da vicende realmente accadute in Italia.
Una storia fresca e profonda che tocca il tema della consapevolezza digitale mettendolo alla portata dei ragazzi.

Età di lettura: dai 12 anni. Segnalo però che la narrazione procede per continui cambi di prospettiva per cui trovo possa essere difficoltoso per quei ragazzi che hanno problemi di comprensione del testo.

consapevolezza digitale viola nella rete

Viola nella rete, E.Belotti, Einaudi Ragazzi

In questo romanzo troviamo la dinamica del fake, della creazione cioè di un falso profilo attraverso il quale vengono denigrate delle persone.

Ad essere presa di mira è Viola, nuova arrivata nella classe di Leo e Chiara.

Viola ha un carattere e una personalità tutte sue ma a Chiara, bella, bionda, perfetta….e perfida, proprio non va giù.

Quando Chiara si rende conto che Viola, così diversa da lei, attira la curiosità dei ragazzi per via della sua personalità, decide insieme alle sue accolite di creare un profilo fake con lo stesso nome di Viola.

Utilizzandolo a sua insaputa denigrano i vari compagni di classe che iniziano a evitare Viola, la quale non si spiega cosa stia succedendo.
La cosa peggiore è che qualcuno condivide anche una foto di Viola di molti anni prima che per Viola è insieme imbarazzante e affettivamente importante.

Leo non riesce a credere a quanto stia succedendo, perché avendo conosciuto un po’ meglio la ragazza non ritiene possibile tutta quella differenza tra ciò che è la realtà e ciò che i social mostrano.

Decide quindi, insieme all’amico super nerd, di vederci meglio.

Anche qui ritroviamo la dinamica dell’isolamento: Viola si allontana, si chiude in sé stessa, non parla, non chiede aiuto.
Nel suo caso però Leo “vede” e non si ferma alle apparenze.

Apparenza: è questo uno dei grandi temi di Viola nella rete.
Ciò che vogliamo mostrare, ciò siamo davvero, ciò che vogliamo far credere e ciò a cui decidiamo di credere…senza esercitare davvero la consapevolezza.

Ed è proprio questa la parte fondamentale della consapevolezza digitale: dubitare.

E quindi, agire per scoprire la verità.

La regola dei pesci, Scianna, Einaudi

Dei romanzi fin qui elencati, questo è quello che darei a partire dai 15 anni.
E avverto già che molti adulti potranno esserne spaventati.

Inizia come potrebbe iniziare qualsiasi romanzo con protagonisti dei ragazzi che, alla vigilia del loro ultimo anno di liceo, desiderano farsi una vacanza insieme in Grecia.

Non abbiamo fatto altro che gli scemi, come centinaia di ragazzi, ma per noi quattro era diverso. Tutto era mitico, assoluto e calmo al tempo stesso. Eravamo un corpo solo.

Quindi aspettative, futuro luminoso, divertimento, amicizia e ingenuità.

Quello che tutti ignorano, e con tutti intendo gli adulti composti da famiglie e insegnanti, è cosa ci sia realmente dietro al viaggio in Grecia.

Perché quando la scuola a settembre riapre, i quattro ragazzi non ci sono.
La vacanza in Grecia non c’è mai stata.

E qui vi faccio lo spoiler.

Per tanto tempo i ragazzi, durante l’intervallo, a tempo perso, sono finiti a guardare video che li hanno affascinati.
Video che raccontano di come si possa essere ragazzi di successo, con belle moto, con una bella vita, con qualcosa in cui credere davvero.

Sono video che invitano ad abbracciare i gruppi islamici in Siria.
E’ qui che i ragazzi sono diretti, affascinati da una promessa luminosa che va a riempire un vuoto esistenziale.

Anche questa si chiama consapevolezza digitale.

E si chiama educazione.
Tornando a Squid Game, che senso ha vietare?
Non è certo una serie coreana ora di moda a rappresentare un’unica minaccia né è la censura la soluzione.

Avere un mano uno smartphone e una connessione significa possedere una porta sul mondo.

come si decide di esplorare quel mondo deve essere lasciato al senso critico e di autonomia della persona, per giovane che sia.

Compito dell’adulto è accompagnarlo e dargli gli strumenti critici e di interpretazione.

Consiglio anche cinque saggi dedicati dei ragazzi che trattano la consapevolezza digitale.

Il web è nostro, A.Fogarolo, Erickson
Cyberbulli a tappeto, T.Benedetti-D.Morosinotto, Editoriale Scienza

Due manuali che in maniera differente si pongono come guida al social media e al web.
Soprattutto allo stare sul web, a starci con educazione e senso critico nel riconoscerne gli aspetti oscuri.

Penso, parlo, posto. Breve guida alla comunicazione non ostile, Cubeddu-Taddia, Il castoro

Un saggio che si focalizza sulla comunicazione, sulle parole, su come si usano e nei confronti di chi.
Aiuta a riflettere sui nostri rapporti sociali e su come ci si esprime, utile online così come offline.

Life Skills, Pellai-Tamborini, Mondadori

Un saggio che tratta in senso molto ampio quelle che sono le abilità per sviluppare un’intelligenza emotiva che accompagni i ragazzi nella crescita.

Tra le life skills da allenare c’è anche un intero capitolo dedicato proprio alla consapevolezza digitale.

 

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