Sette minuti dopo la mezzanotte

Sette minuti dopo la mezzanotte

Quando voglio far capire all’adulto medio quanto in profondità possano arrivare i libri per ragazzi, propongo Sette minuti dopo la mezzanotte.

Non è una passeggiata: Sette minuti dopo la mezzanotte è un libro che ti colpisce in pieno come un pugno, che ti stringe la gola in una morsa che si chiama dolore e paura.

Ma allora perché è un libro per ragazzi?

Appartenere alla categoria dei libri per ragazzi non vuol dire essere un libro sciocco, leggero, edulcorato: i libri per ragazzi, quelli belli sul serio, trattano temi profondi e scomodi.

Tanto quanto la narrativa tradizionale.

Ma a differenza dei libri di narrativa tradizionale, i libri per ragazzi lasciano sempre aperto uno spiraglio di luce.

I libri per ragazzi, quelli scritti bene, lasciano sempre la possibilità della speranza.

Per questo sono perfetti strumenti di biblioterapia, anche e soprattutto in un contesto di adulti.

Perchè Sette minuti dopo la mezzanotte?

Sette minuti dopo la mezzanotte è un titolo da ritenere ormai classico contemporaneo.

Ho deciso di parlarne cogliendo come occasione la recente pubblicazione di una nuova edizione Mondadori in collana Oscar Fantastica.
E quindi che si trova nel reparto adulti.

Sappiate che nelle prossime righe troverete la genesi del libro, la trama, gli SPOILER e alcune riflessioni che questo testo mi suscita.

Voglio scrivere di Sette minuti dopo la mezzanotte per l’importanza che questo libro riveste per me, e per quanta ampiezza può avere nella lettura individuale, in contesti scolastici, di crescita personale e in gruppi di lettura di varia natura.

Sette minuti dopo la mezzanotte: la storia e la genesi

Il romanzo, pubblicato nel 2011 e tradotto in italiano da Giuseppe Iacobaci, riporta due autori, due mostri sacri della letteratura per ragazzi.
L’ideatrice del soggetto è infatti Siobhan Dowd, ma chi lo ha trasformato in un romanzo è Patrick Ness.

La Dowd era ormai allo stadio terminale di una malattia, e non ha mai potuto dare corpo al testo.

E’ fondamentale sottolineare questo aspetto, perché Sette minuti dopo la mezzanotte è un romanzo che arriva a toccare il tema della perdita e della morte in un modo così sincero e ampio che solo una persona che è arrivata al cospetto della morte può aver reso così bene.

Protagonista di Sette minuti dopo la mezzanotte è Conor, un dodicenne che vive con la madre.
Il padre si è rifatto una vita e una famiglia negli Usa, non è particolarmente presente per Conor, e quando lo è suona artefatto, falsato, non in grado di comprendere i bisogni del figlio.

Nel momento in cui il romanzo ha inizio Conor è alle prese con la malattia della madre: la donna ha già passato un tumore e quello che sta vivendo è una recidiva.

Il lettore non ci mette molto a intuire che questa volta per la donna non c’è possibilità, ma chi non vede, o chi non accetta, è proprio Conor.

Conor sta cercando di gestire al meglio la quotidianità con una mamma malata, in una modalità che un dodicenne non dovrebbe conoscere.
A dare una mano c’è la nonna, una ferrea reggente che poco ha a che spartire con Conor e che con modi ruvidi desidera che Conor capisca.

E a scuola le cose non vanno meglio: Conor è bullizzato.
Se prima lo lasciavano in pace, da quando la sua migliore amica Lily ha detto a tutti che sua madre è malata, a scuola si sono divisi in due fazioni: gli insegnanti lo guardano preoccupati e sono comprensivi all’eccesso, i compagni di scuola lo fissano senza realmente vederlo.
E lui si sente solo.

A renderlo ancora più solo non è solo la situazione terribile che sta vivendo, ma anche il fatto che Conor si stia trovando al cospetto di una paura gigantesca.

Una paura di fronte alla quale gli adulti che lo circondano non sanno accompagnarlo.

La madre continua a dire che starà meglio, la nonna vorrebbe che Conor prendesse coscienza della gravità della situazione, il padre suggerisce al ragazzo di essere coraggioso.

Conor reagisce non vedendo, non accettando di vedere quel che sarà l’unico esito possibile.
Ma è anche vero che nessuno parla chiaramente e seriamente con lui.

Perché la sua parte più profonda ha già capito, ma la sua parte più conscia non accetta.

Ecco, la paura prende forma.

Mentre Conor viene giustificato, rassicurato, spronato, non viene capito e non viene visto, la sua paura una sera prende la forma di un mostro che racconta storie.

il mostro si presentò poco dopo la mezzanotte. E’ così che fanno.

Il mostro è il vecchio tasso sulla cima della collina su cui si affaccia la finestra della camera di Conor.
Si anima e con un rumore che sembra provenire dalle viscere della terra cammina fino alla stanza di Conor e lì gli promette che gli racconterà tre storie.

Tre storie di quando altre volte il tasso ha camminato.
Al termine delle storie il mostro obbligherà Conor a raccontargli la sua verità.

Una verità terribile, il cuore di un incubo che lo attanaglia tutte le notti e che non vuole affrontare.

Piuttosto che rivelare a sé stesso e al mostro la sua verità, Conor sarebbe persino disposto a morire.
Ed è una verità tanto semplice quanto terribile, eppure così umana.

A volte le persone hanno bisogno di mentire prima di tutto a se stesse.

Ogni notte Conor sogna sua madre che sta per precipitare in un abisso, lui è l’unico che può trattenerla, ma alla fine la madre precipita sempre.
Perché Conor non riesce più a trattenerla e la lascia andare.

Il ragazzino sa bene che la madre non ha speranza, non vuole che se ne vada ma allo stesso tempo è stremato dalla solitudine e dal dolore provocato dal vedere tutta quella sofferenza e desidera che tutto finisca.

Per questo si sente in colpa, sente di meritarsi una punizione e soprattutto preferirebbe morire piuttosto che ammettere di voler lasciare andare la madre.

Vuole lasciarla andare e non vuole lasciarla andare.

Sette minuti dopo la mezzanotte è una storia che apre possibilità di interpretazione NON univoche.

Perché tutto è complesso, a maggior ragione l’animo umano davanti ai più grandi misteri.

Ecco quattro elementi, quattro spunti di riflessione da cui partire per leggere Sette minuti dopo la mezzanotte con uno sguardo profondo, critico.

1. L’importanza delle storie,

Storie intese come il fare narrazione e l’osservare tutte le possibilità.

Dice il tasso (il mostro), quando si trova al cospetto di Conor, di volergli raccontare tre storie.

Sono tre storie che si incasellano, apparentemente, alla perfezione nel contesto che il ragazzino sta vivendo.

La prima storia riguarda una regina cattiva e in quel momento lui è alle prese con una nonna che lui vede come dispotica.

La seconda storia riguarda un uomo che viene punito per la sua poca fede: Conor è alle prese con un padre assente, che non sembra avere posto per lui nella sua nuova vita. E ha dentro di sè una rabbia distruttiva.

E la terza storia è la storia di una distruzione, da parte di un uomo invisibile stanco di essere invisibile. Conor è stanco di non essere visto e quando il bullo che lo h preso di mira decide di far finta che lui non esista, la sua rabbia esplode.

Eppure Conor non vuole perdere tempo con le storie, lui vuole un aiuto pratico. Il mostro dice:

Le storie sono fra tutte le cose le più selvagge è […] Le storie inseguono, predano e mordono […] Quando le liberi, chi può sapere quali sconvolgimenti potranno compiere?

Controvoglia Conor ascolta ma rimane sempre deluso e arrabbiato: le storie dell’albero sembrano avere un’unica interpretazione e invece ne hanno più d’una.
Nulla è come sembra, tutto è complesso.

Conor vuole sapere chi è il cattivo delle storie.

Chi è il buono in questa storia?
Non c’è sempre un buono.
Come non c’è sempre un cattivo.
La maggior parte delle persone è una via di mezzo fra le due cose.

Storie, narrazione, racconto, sono un fondamento di questo libro.
Conor può fare pace con sè stesso solo nel momento in cui si racconta la verità. O meglio:

quando racconta la verità aprendosi alla possibilità di interpretarla diversamente.

Non ci sono buoni o cattivi, esistono pensieri anche molto contrastanti che possono coesistere.

2. La visione

il vedere, il non vedere, l’essere visti, l’essere invisibili.

Uno dei passaggi più forti di Sette minuti dopo la mezzanotte è quello in cui Conor ha un ultimo incontro con il bullo della scuola: questi ha capito che Conor lo sta silenziosamente provocando, perché desidera essere punito.
E il ragazzo decide allora di punirlo nella maniera peggiore: facendo finta di non vederlo più.

Conor si è sentito invisibile, nel senso di non visto nella sua vera storia, per troppo tempo.
Non accolto, non capito sino in fondo.
Da un lato la situazione famigliare che dall’esterno veniva compatita, mai capita; dall’altro la sua famiglia che porta con sé diversi tipi di azione e reazione che non sono i suoi.
E infine c’è il segreto oscuro che Conor si è portato dentro e che lo ha fatto sentire ancora più solo.

Eppure ci sono verità che devono per forza essere viste.

Se la ragione impone di stare, qualcosa di più profondo vuole chiedere aiuto.

3. Il dualismo, la complessità dell’essere umano

Una riflessione che si sposa con il punto delle storie.
Non esiste né il buono né il cattivo ma un insieme delle due cose.

Sette minuti dopo la mezzanotte è un romanzo che permette di sintonizzarsi sul sentito che scaturisce dal vissuto.

La risposta è che non conta quello che pensi, disse il mostro, perché la tua mente si contraddirà cento volte al giorno […] la mente crede a bugie confortanti, mentre conosce le dolorose verità che rendono necessarie quelle bugie. E la tua mente ti punisce per il fatto che credi contemporaneamente a entrambe le cose.

Un sentire che avviene indipendentemente dalla razionalità, e che spesso contraddice la razionalità.

Sentimenti, storie personali, modi di raccontarle, reazioni alla vita e alle sue difficoltà non sono univoci ma rispondono alla complessità interiore di chi sta vivendo.

4. La forma della paura

Insieme al potere della narrazione, l’altro grande pilastro su cui posa Sette minuti dopo la mezzanotte è proprio la paura.

Una paura che striscia, che scava dentro di noi, come la goccia che scava la roccia.
Che prende la forma di un senso di colpa, di un incubo:
E che può prendere la forma che la nostra mente decide di assegnarle.

Per Conor la paura diventa una storia a sé che prende il via dal tasso che tutti i giorni vede dalla sua finestra, rielabora un materiale immaginifico adattandolo al suo contesto, ricerca degli appigli per trovare un orientamento e ne rimane comunque disorientato.

Idee a partire da Sette minuti dopo la mezzanotte

Questo romanzo è complesso, darne indicazioni di utilizzo penalizzerebbe sia l’esperienza di lettura e limiterebbe un potenziale che si declina a seconda di chi legge il libro, dove, quando…

Tuttavia, un paio di rapidi spunti vorrei fornirli.

Sette minuti dopo la mezzanotte, più che nei contesti (che possono essere trasversali e ampi), può essere utilizzato per affrontare discussioni che vertono su:

Paura: tutti ne abbiamo. Parlarne, descriverla darle una forma è un modo per conoscerla. In questo caso si è davanti alla paura della morte e della perdita ma chiunque può immedesimarsi in una persona che affronta la sua più grande paura.
Lavorare sulla narrazione: il modo in cui raccontiamo un evento dice molto di noi. Aprirsi alla possibilità che una singola cosa possa essere raccontata in modi diversi apre a sua volta a diverse interpretazioni. Tutte vere e complesse.
Accettazione emotiva: non solo della paura, ma anche del dolore, del cambiamento, dei passaggi di vita. Simbolicamente la vicenda narrata in Sette minuti dopo mezzanotte non è solo la storia di un ragazzino di fronte all’imminente morte della madre, ma è la storia di un cambiamento importante nella vita di un individuo e di quanto la resistenza a quel cambiamento mini la sua salute.

Per la scuola invece ci sono utilissimi materiali: in internet, se sapete l’inglese e utilizzate i romanzi con un approccio critico e trasversale in contesti scolastici (penso al metodo wrw), cliccando qui trovate risorse stampabili.

La vita non si scrive con le parole, disse il mostro, si scrive con le azioni. Quello che si pensa non conta. La sola cosa importante è ciò che si fa.

 

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