Fotografia e autobiografia stefania ciocca

Tra fotografia e autobiografia: un percorso di classe

Arrivare a unire fotografia e autobiografia partendo da un libro per raccontare sé stessi in uno scatto è stato un esito naturale per me.

E invece no.

Anche se sui social sono presente come La Libraia Fotografa, se le mie vite sono un’intersezione tra fotografia e libri, questa unione apparentemente logica non era per nulla scontata per me.

Il 3 1 dicembre 2020 ho ricevuto una richiesta abbastanza disperata da una professoressa di scuola media.
La sua scuola aveva approvato l’istituzione di due progetti extra curricolari per il secondo semestre, ma andavano presentati entro il 4 gennaio.

La prof. ci teneva a offrire ai ragazzi la possibilità di creare, di essere stimolati: provati da mesi di lockdown, di distanziamento, dad voleva offrire loro la possibilità di “fare”.

Cercando su Google è sbarcata qui sul mio sito, tra idee di progetti scolastici e stimoli vari e, dopo aver letto la mia proposta di percorso su Melody e l’autobiografia, mi ha fatto una richiesta.

Mi potrebbe presentare progetto e quotazione del laboratorio di fotografia e autobiografia legato a Melody?

La fotografia in Melody era per me una suggestione e un suggerimento. Ero pronta a confezionare alternative a partire da qualunque libro, da fornire come consulenza a librerie, insegnanti, formatori.

Questa professoressa mi stava chiedendo, in maniera del tutto naturale, di occuparmene io.

Di insegnare fotografia associandola a un libro per far sì che i ragazzi parlassero di sè.

Praticamente la sintesi più naturale possibile del mio percorso.
Solo che se non fosse stato per a richiesta della professoressa, io non sarei mai stata in grado di vedere questo connubio.

Di progetti che uniscono fotografia e autobiografia in realtà ne ho già pronti due: oltre a Melody, ne ho un altro associato a L’anno in cui imparai a raccontare storie.

Quello che ho appena concluso invece si è costruito su La storia di Mina di David Almond.

L’intero laboratorio di fotografia e autobiografia, articolato in 7 ore in presenza, si è articolato così:

  • Teoria e introduzione ai generi fotografici e a tecnica di base (nb: abbiamo usato gli smartphone)
  • Introduzione al genere dell’autoritratto e a tutto ciò che il racconto di sé implica
  • Progettazione della fotografia: da dove si comincia per raccontarsi? E’ qui che la lettura del libro giusto per il laboratorio di fotografia e autobiografia serve da (s)punto di partenza.
  • Sperimentazione e esercitazione fotografica
  • Rielaborazione (materiale) della fotografia

Mina è servito per darci lo stimolo del Diario.

Mi chiamo Mina e adoro la notte

Mina inizia così il suo diario. Dichiarando chi è e cosa le piace.

Perché un laboratorio di fotografia e autobiografia?

Se la stimolo a mettermi in gioco in prima persona per insegnare la fotografia ai ragazzi mi è arrivato in maniera casuale, il desiderio di approfondire e dare strumenti per portare nelle scuole il racconto di sé rispecchia uno dei miei valori.

Di autobiografia infatti ho parlato diverse volte sul blog: l’ho fatto quando ho parlato di Melody e di L’anno in cui imparai a raccontare storie, ma l’ho fatto anche quando ho presentato albi come Uno come Antonio o A che pensi?, o quando ho parlato di Mostri e di Ombre.

Indagare il proprio io, aiutarsi a farlo attraverso i libri, gli albi, la narrazione, è un’attività alla quale tengo molto.

Perché serve a fermarsi e interrogarsi.
Serve a darci strumenti per narrare, magari con parole diverse, il nostro vissuto.
La narrazione non è solo nella storia che leggiamo, ma in quella che viviamo, nel nostro costante dialogo interiore.
E imparare a guardare, interrogarsi, provare a definirsi, significa andare alla ricerca di ciò che è e di ciò che sembra.
Imparando a dubitare.

Parlare di fotografia e autobiografia ai ragazzi significa anche mettersi in contatto con loro.

Fotografia e autobiografia stefania ciocca
Una delle fotografie risultate dal laboratorio e manipolate per diventare la prima pagina di un diario personale

Farlo in una classe di dodicenni mi ha permesso di affacciarmi al loro mondo, a quell’universo interiore che nessun adulto può dire di conoscere davvero.

Ho visto fragilità, gioco, frammentazione dell’io, bisogno di rispecchiarsi negli altri.
Bisogno degli altri.
E bisogno di stimoli, di fare domande e avere risposte.

Esercitare il dubbio, la riflessione, a partire da sé confrontandosi con gli altri.

Vi lascio con un video che ho mostrato anche ai ragazzi.
Fa ridere, io lo adoro, ma mi è servito perchè anche noi adulti cadiamo nella trappola per cui sui social ci sembrano tutti felici e in possesso di ciò che noi (ancora) non abbiamo ottenuto.

Ma si sa, la fotografia grazie all’inquadratura permette di fare una scelta.
Scegliamo noi cosa e come mostrarlo e non è detto che quella scelta sia costruita ad hoc…

Vuoi portare il laboratorio di fotografia e autobiografia nella tua scuola o vuoi pensare a un altro laboratorio a partire da un libro?

 

 

 

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