biblioterapia del rimpianto stefania ciocca

Biblioterapia e rimpianti | Se avessi fatto…

Una cosa che ho sempre amato fare con i libri, è di posizionare sullo stesso scaffale ideale storie diverse che però sono connesse da un filo rosso.

Ed è secondo questa mia attitudine che vi propongo tre libri perfetti per riflettere su un tema che tocca tutti.

Vi propongo un suggerimento che può essere di ispirazione per un percorso di biblioterapia e che tratti anche il tema dei rimpianti.

Ma anche di responsabilità …. e di vivere.

Tre libri.
Due romanzi e un manuale per riflettere sulle strade che prendono le vite: sugli incroci, le inversioni a U, le soste cercate e obbligate.
Ma anche il desiderio di cambiare strada o di non essere nemmeno mai partiti.

Tre storie diversissime tra loro, ma che parlano la stessa lingua.

Non vi guiderò nel percorso, perché non si può affidare un viaggio tanto importante ad un articolo su un sito.

Per parlare di sé grazie ai libri, intorno ai libri, bisogna sfogliare le pagine mentre ci si guarda negli occhi.

Ma per me questi consigli sono semi gettati al vento.
So che fioriranno dentro di voi.

Se volete, possiamo farlo.
Possiamo parlarne.

biblioterapia e rimpianti stefania ciocca

Tre libri per un percorso di biblioterapia e rimpianti (e responsabilità)

 

Malinverno, Domenico Dara
La biblioteca di mezzanotte, Matt Haig
Il libricino della felicità, Maria Beatrice Alonzi

 

Metto vicini questi tre libri ed è come se da loro si irradiassero dei fili luminosi che li connettono l’uno all’altro.

Malinverno, Domenico Dara, Feltrinelli

Malinverno è la storia di Astolfo Malinverno, abitante dell’immaginario paesino di Timpamara.
Un paesello del sud, dove si respira un’atmosfera strana e allo stesso tempo famigliare. Come se il realismo delle storie di Verga incontrasse la magia del realismo di Marquez.

Astolfo Malinverno è una persona sola.
Come Eleonor Rigby.
A Timpamara fa il bibliotecario: egli consiglia storie in un luogo che sulle storie ha fatto la sua fortuna.
Timpamara infatti fonda la sua economia sul locale macero: lì arrivano migliaia di libri e tra quelle pagine destinate alla fine gli abitanti del paese hanno dato forma a parole, hanno trovato nomi, storie e hanno modellato la propria vita.

Un giorno qualcosa succede nella vita di Astolfo Malinverno, e la sua  quotidianità, sempre uguale a sé stessa, inizia a cambiare.
In quanto dipendente comunale, gli viene chiesto di assumersi anche l’incarico di guardiano di cimitero: al mattino starà al camposanto, al pomeriggio in biblioteca.

Dopo un momento di spaesamento e terrore, Astolfo trova un equilibrio.
In fondo, che sia una biblioteca o che sia un cimitero, si tratta di avere a che fare con storie, con persone, con collocazioni.

Finché un giorno Astolfo passa davanti a una tomba: non ci sono nomi, non ci sono date, ma solo la foto di una bellissima donna dagli occhi tristi.

Astolfo se ne prende cura, le dà il nome di Emma (come Emma Bovary) e proprio come il personaggio di Flaubert…se ne innamora.
Finché un giorno, proprio davanti a quella tomba, Astolfo vede materializzarsi Emma in carne e ossa.

Passando dalle storie di carta a quelle umane, fatte però di malinconia, di tristezza, di rimpianto, Astolfo scopre cosa significhi sentire l’amore.
Provare dei sentimenti.
Astolfo utilizza la sua capacità di leggere le storie per iniziare a leggere davvero le persone e i cuori.
Inevitabilmente aprirsi alla vita e all’amore lascia entrare anche tutto il resto: la mancanza, la perdita, il dubbio, il dolore.

Ha senso aver provato qualcosa di bello, se questo poi ci deve essere tolto?
Nel momento in cui si sceglie e si accetta la propria vita, ci si assume responsabilità.
Essere responsabili ha spesso un’accezione poco positiva, perché implica l’accettazione di conseguenze, anche quando queste saranno negative.
In realtà essere responsabili vuol dire anche avere il controllo delle proprie decisioni e azioni: qualcosa della nostra storia è stato scritto, ma siamo noi che decidiamo.
Ogni singolo momento.
Decidiamo quanto accettiamo un incarico, quando diamo attenzione a qualcosa, quando ascoltiamo una richiesta, quando accompagniamo qualcuno in un percorso.
Quando ci apriamo a un cambiamento o a un sentimento.

Vi lascio alla lettura di Malinverno, perché ogni cosa ha una sua collocazione.
Ogni cosa, essere, persona, ha una sua storia.
A noi sta la responsabilità di fare posto, o meno, al rimpianto.

Qui trovate estratti dal romanzo.
Ho consigliato Malinverno anche nei miei consigli di lettura del 2020.

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La biblioteca di mezzanotte, Matt Haig, E/O

Questa è la storia di Nora, una trentacinquenne che sente di aver fallito su tutta la linea.

Un giorno, una giornata di quelle che ti dicono “No” da quando ti svegli a quando vai a dormire, Nora non ce la fa più.
Decide di farla finita.

E lì, tra la vita e la morte, si ritrova in una biblioteca.

La biblioteca di mezzanotte è infatti un luogo sospeso.
Non è più la vita ma non è ancora la morte.

Lì Nora può prendere in mano il libro dei rimpianti: un’enorme rubrica che riporta ogni singolo rimpianto provato.
Dalle cose più piccole e apparentemente insignificanti a quelle più pesanti.
Guardare dentro a quel libro è come guardare nell’abisso.
Si vacilla.

Ma un modo per alleggerire quel libro c’é.
La biblioteca di mezzanotte infatti contiene nei suoi scaffali i libri di tutte le vite che Nora avrebbe potuto vivere in un ipotetico “Se”.

Se non avesse lasciato il nuoto a 16 anni, avrebbe avuto successo?
E se avesse deciso di continuare a fare musica, oggi sarebbe una cantante?
Se non avesse lasciato il suo fidanzato, sarebbe felicemente sposata e alla guida del pub che avevano deciso di aprire insieme?

E così Nora può aprire quei libri e provare a vivere quelle vite.
Ci viaggia dentro tante volte, quante sono le decisoni che nella vita si prendono o non si prendono.

Perché anche scegliere di non uscire di casa, di rimandare la spesa, potrebbe essere un battito di ali che scatena la tempesta in un’altra nostra vita.

La biblioteca di mezzanotte è il libro perfetto per chi sente di aver fallito.
Per chi si domanda “Ma davvero sono dove voglio essere?”.
Oppure per chi aspetta che le cose vadano meglio per poter dire “ce l’ho fatta”.
Quindi è un libro per chiunque.
Il suo più grande insegnamento lo troverte tutto nel viaggio che Nora compie attraverso le sue vite: in ogni vita trova del buono e del cattivo.
E come nei migliori romanzi di formazione (Haig ha un’enorme portata psicologica nelle sue scritture), Nora giunge alla fine del viaggio trasformata.
E in grado di ridimensionare il rimpianto, il proprio punto di vista, la propria accettazione.
Nora si prende la sua responsabilità.

Il libro uscirà in italiano il 10 novembre.
La copertina che vedete in foto è quella della versione inglese gà in commercio.

Qui una recensione più approfondita.

Il libricino della felicità, Maria Beatrice Alonzi

Ho conosciuto il lavoro di Maria Beatrice su Instagram.
Trovate il suo profilo e tutto il bellissimo operato che svolge qui.

Non siamo davanti a un romanzo, ma se dobbiamo adottare un’etichetta Il libricino della felicità rientra nel novero dei manuali di crescita personale.

Il sottotitolo è Come liberarsi dalle zavorre e raggiungere i propri obiettivi.

Maria Beatrice ha aiutato a “crescere” numerosi e famosi brand.
Si occupa di fare crescere e di sviluppare il potenziale di aziende e persone.

Perché metto questo libro sullo stesso scaffale di Malinverno e di La biblioteca di mezzanotte?

Perchè sono storie di persone che entrano in relazione con altre persone.
Sono storie di persone che però non sono andate a fondo della loro più importante relazione: quella con se stesse.

Tra noi e il nostro posto nel mondo possono esserci mille ostacoli.
Ma almeno 999 soluzioni che abbiamo a portata di mano.
Tutto sta nella nostra capacità di passare dal senso di colpa al senso di responsabilità.
Sta nella nostra capacità di leggere il mondo e leggere noi stessi come storie: leggendo tra le righe, conoscendoci, comprendendoci.
Accettando la nostra storia come una delle storie possibili, perché è così che l’abbiamo decisa e che ancora possiamo deciderla.
Siamo la narrazione che facciamo nel nostro vissuto.
E’ solo questione di responsabilità.

Il libro di Maria Beatrice tratta quello che sono le principali zavorre che tutti ci portiamo appresso.

Siamo unici è vero, ma apparteniamo al genere umano e in quanto tali il funzionamento della nostra psiche sottosta a modelli e dinamiche che si ripetono.

Tocca davvero tutti i limiti, i blocchi, i pesi di cui noi ci facciamo carico, perché li creiamo.

Il libricino lo trovate qui.

Due sono romanzi, con quelli si gode della storia e si esercita la catarsi.
Uno è un manuale di istruzioni per cambiare punto di vista e guardarci da fuori per capirci meglio.

I libri e la biblioterapia servono a leggere e a leggersi.

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