un sogno sull'oceano di Luigi Ballerini

Un sogno sull’oceano di Luigi Ballerini

Sono del 1984.

Vuol dire che nel 1997, l’anno del boom del kolossal Titanic, avevo 13 anni ed ero pronta a farmi andare in pappa il cervello davanti a Leonardo di Caprio e alla coinvolgente storia del transatlantico più famoso (e sfortunato) del mondo.

Quindi il mio approccio a Un sogno sull’oceano di Luigi Ballerini è cominciato già nel migliore dei modi.

Aggiungiamo che tra gli autori italiani per ragazzi, Luigi Ballerini è uno dei due che più amo.

Un sogno sull’oceano di Luigi Ballerini è un romanzo per ragazzi che racconta una storia senza tempo e senza età, che per la sua ineluttabile tragicità affascina il pubblico di ogni generazione.

E quindi, come dico sempre, apprezzabile da tutte le età.

un sogno sull'oceano di Luigi Ballerini

Un sogno sull’oceano è edito da San Paolo, e sebbene la storia del Titanic non sia a rischio spoiler o colpi di scena, Luigi Ballerini è riuscito a raccontare una pagina nascosta.

Un sogno sull’oceano è il racconto corale della brigata di cucina del celebre ristorante del Titanic. Un gruppo di ragazzi esistito davvero e di cui si sa pochissimo.

Se non che per loro la traversata era occasione per appuntarsi un’importante stella al petto e, magari, fare carriera negli Stati Uniti una volta arrivati di là.

Forse infatti ancora molti non sanno che il ristorante era stato dato in gestione a Monsieur Luigi Gatti, italiano originario di Montalto Pavese emigrato in Inghilterra dove riuscì a compiere una sfavillante carriera come ristoratore, al punto da avere in gestione ristoranti che oggi definiremmo stellati.

un sogno sull'oceano di Luigi Ballerini

Fu lui che si occupò delle assunzioni del personale di cucina e di sala per il ristorante del Titanic.

Il romanzo Un sogno sull’oceano ha anche la sua voce, quella di un uomo emigrato in un altro paese e fautore del proprio successo che vuole a sua volta essere il fautore del successo di tanti altri giovani emigrati, la maggior parte italiani come lui.

Come anticipato, non ci sono finali da spoilerare, la fine è nota.
La brigata di sala e di cucina era composta di fatto dall’equivalente del personale della nave, e in quanto tale sarebbero stati gli ultimi a poter salire sulle scialuppe.

Ma per quanto sia amaro e struggente, metta in moto quel meccanismo estetico per cui davanti una tragedia che non ci coinvolge direttamente lo sguardo ne è attratto (e il Titanic ancora oggi è per questo che esercita questa fascinazione).

Un sogno sull’oceano di Luigi Ballerini riesce a veicolare molti messaggi che lo rendono più che mai attuale.

E’ una storia di viaggio e di speranza.

Non è difficile trovare un punto di contatto tra questa vicenda così lontana da noi e quanto succede quotidianamente vicino a noi.
I protagonisti di Un sogno sull’oceano sono dei giovani che vogliono far fortuna, vogliono poter lavorare per avere del successo personale o, più spesso, per mandare i soldi alle rispettive famiglie.
Giovani quasi tutti italiani che hanno lasciato le proprie famiglie e che vedono la traversata dell’Oceano, sulla nave più famosa del mondo, come una vera occasione di riscatto.

E’ una storia di riscatto.

Infatti i giovani che sono riusciti ad arrivare a mettere piede nel ristorante del Titanic hanno dovuto passare la rigida selezione di Monsieur Gatti, che tiene moltissimo a quei futuri ristoratori e lavoratori di successo, in loro ci rivede se stesso molti anni prima. Per questo è un capo rigido: vuole che questi ragazzi imparino al meglio il mestiere, vuole vedere il luccichio negli occhi, quello inconfondibile di chi si sa che ce la farà.

E’ una storia di amore e di amicizia.

Perché Un sogno sull’oceano racconta una pagina vera della Storia, ma tra le pieghe ci infila tante piccole storie, come è nel potere degli scrittori. E così abbiamo amicizie che nascono, scappatelle nei ponti della prima classe, racconti di vicende personali e famigliari, timori del futuro, speranze da afferrare.Tutto quel mondo di scoperte e timori che è proprio degli adolescenti e dei giovani adulti.
Il tutto narrato in maniera sapiente, diretta, coinvolgente.
E poi…poi c’è anche l’amore.

Ha un pizzico di melodramma…

E parliamoci chiaro: gli adulti, malefico filtro tra il libraio e il lettore finale, non vogliono sentir parlare di tragedie e di mondi senza speranza.
Ma allora mi spiegate come mai Romeo e Giulietta ancora oggi sono l’emblema della storia d’amore?
O perché John Green e il più recente A un metro da te stiano facendo incetta di cuori tra le adolescenti (per inciso: trattano il tema della malattia mortale e dell’amore).

Inoltre l’ineluttabile, come categoria, si trasforma in un sentimento da esplorare, soprattutto quando si parla di ineluttabilità della morte.

Tutto si spiega perché le storie hanno un potere catartico.

Ci fanno vivere tutto lo spettro delle emozioni, anche le più estreme, senza che dobbiamo provarle direttamente sulla nostra pelle.
E gli adolescenti, con la loro sete di scoperta e quella naturale propensione e curiosità verso le emozioni più estreme, quel pizzico di melodramma, di ineluttabilità appunto, nelle storie lo cercano e lo apprezzano.

La storia del Titanic per questo può continuare ad avere occhi sbarrati a seguirla, oggi come 20 anni fa e come 50 anni fa.

Saperla raccontare sotto una nuova prospettiva, veicolando insieme a quella vicenda tanti piccoli punti di contatto con la realtà che oggi viviamo aiuta a scoprire le connessioni nel mondo.

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